(di Giovanni Franco) (ANSA) - PALERMO, 6 SET - Racconta storie fantastiche tra mitologia e sogni domestici, tra passioni improvvise e sconforti. Con la tecnica dei puntini realizza straordinari disegni a china che evocano dimensioni oniriche.
"Instancabile disegnatore questo artista introverso, anima solitaria e malinconica, dipana, in questa breve rassegna di disegni di piccolo formato, un lungo tormentato diario autobiografico dove proietta fantasmi e desideri - scrive D'Alessandro - Speranze deluse e progetti". "La tecnica dei puntini, molto usata dai bravi acquafortisti del Cinquecento e del Seicento in Europa, nel tempo è stata sempre meno praticata, sino quasi a scomparire. Sono davvero pochi, in Italia, gli artisti contemporanei che lavorano a china utilizzando soltanto i puntini, che affidano la loro vicenda artistica al disegno. - prosegue - Questa tecnica, per i non addetti ai lavori, presuppone una notevole capacità di concentrazione, una mano sicura e una esemplare pazienza. Doti queste che certamente caratterizzano il lavoro di questo solitario e inquieto artista".
"Per una lettura che non si soffermi soltanto al risultato o alla qualità evocativa dell'immagine come riflessione condivisa, credo possa essere utile ricordare che il più semplice degli elementi su cui si basa il linguaggio visivo è il punto. - prosegue D'Alessandro - È la traccia lasciata su una superficie quando vi si appoggia uno strumento (matita, penna, pennello, ecc.) e dalla pressione della mano che ne determina la grandezza. Il primo gesto che ognuno di noi, accostandosi ad una superficie, compie. Il primo contatto della matita o della penna o di qualsivoglia strumento su un piano. Penso alla mano di un bimbo che, al contatto, attratto dal bianco della carta scopre la minuscola traccia del punto; comincia a tracciare i punti che si addensano, si rarefanno, vengono disposti liberamente, si allineano in una traccia continua, diventano linee, diventano libera forma, scrittura, ma sono anche il piacere della sorpresa e la consapevolezza di poter comunicare". Per collocare Romano in un sistema artistico, D'Alessandro sostiene di "riferirsi ad alcuni pittori francesi come George Seurat e Paul Signac. Molti altri, che alla fine dell'800, dipingevano, con atteggiamento scientifico, aderirono al Pointillisme, scomponendo con piccolissime pennellate i colori nei suoi componenti, dipingevano i loro quadri. La tecnica adottata metteva in pratica le scoperte sulla percezione visiva e sulle teorie del colore e tale metodo usato necessita di un'elevatissima precisione. Per queste ragioni, vennero definiti 'Puntinisti'.
Salvatore Romano che rinunzia al colore e si affida al mistero del bianco e nero, disvela la forma e costruisce il senso del suo racconto".
La mostra è visitabile dal 9 al 24 settembre in via Mogia, 8.
Romano dopo aver conseguito il diploma dell'Accademia si è trasferito a Firenze dove vive e opera da quaranta anni. Ha partecipato per invito a numerose mostre collettive, tenuto mostre Personali. Numerosi sono i quotidiani, le pubblicazioni su libri e le riviste specializzate che si sono occupati del suo lavoro. Ha pubblicato alcuni racconti illustrati da suoi disegni. Venerdì alle ore 20 seguirà l'incontro con lo scrittore Giuseppe Romano autore del romanzo Come una Carezza (edizioni Arianna) con la prefazione di Leoluca Orlando. Interverranno Piero Carbone, Salvatore Ferlito e Nicola Romano.
(ANSA).
Arte: tra mitologia e sogni, esposti disegni a china di Romano
Con tecnica dei puntini si disvela nel mistero del bianco e nero