Tracce genetiche riconducibili a una persona di sesso femminile sarebbero state accertate su alcuni reperti recuperati dalla polizia scientifica nei pressi del luogo dove avvenne la strage di Capaci che costò la vita al giudice Giovanni Falcone, alla moglie Francesca Morvillo e a tre agenti della scorta. L'indiscrezione, pubblicata stamane dal quotidiano La Repubblica, confermerebbe la presenza di una donna nel teatro dell'attentato. I reperti "4A" e "4B" sono due guanti in lattice che vennero trovati a 63 metri dal cratere provocato dall'esplosione assieme a una torcia e a un tubetto di mastice.
I magistrati della Procura di Caltanissetta, che conducono le indagini sulla strage, li hanno affidati a uno dei maggiori esperti del settore, il professor Nicola Resta, docente di genetica medica dell'università di Bari, che è giunto a queste conclusioni.
Dai guanti in lattice il perito ha estrapolato i codici genetici "di almeno altri tre individui dove però la componente femminile attribuibile a un o più soggetti di sesso femminile risulta essere maggiormente rappresentata". La consulenza è adesso agli atti del processo bis per la strage di Capaci. Il procuratore di Caltanissetta Amedeo Bertone, che conduce le indagini con gli aggiunti Lia Sava, Gabriele Paci e con il Pm Stefano Luciani, ha disposto ulteriori accertamenti. "Abbiamo in programma un fitto calendario di cose da fare", ha dichiarato a La Repubblica.
Sulla possibile "presenza di una donna nel commando di Capaci" si evidenzia che già nell'ambito del processo Capaci bis, era stata depositata la consulenza tecnica della professoressa Nicoletta Resta, richiamata negli articoli di stampa oggi diffusi. Lo sottolinea il procuratore di Caltanissetta, Amedeo Bertone in una dichiarazione. "Deve, comunque, osservarsi, in proposito, che - osserva il pm - la consulente concludeva non in termini di certezza in merito alla prevalenza di un profilo femminile sui reperti. Peraltro, la conducenza degli accertamenti già eseguiti sconta l'inevitabile limite rappresentato dal lungo tempo trascorso dai fatti e, dunque, dalla obiettiva difficoltà di verificare, in concreto, tutti i soggetti, di sesso maschile e femminile, che ebbero ad entrare in contatto con i reperti, anche per ragioni investigative". Bertone sottolinea inoltre che la Procura di Caltanissetta "ha già svolto, e continuerà a svolgere, ogni accertamento, anche di carattere tecnico, finalizzato volto ad approfondire la tematica in esame e, comunque, a riscontrare ulteriori spunti investigativi".
Il procuratore evidenzia che, "su uno dei reperti, già oggetto di analisi tecniche nell'ambito del procedimento Capaci bis, è stata rinvenuta un'impronta riconducibile a Salvatore Biondo, condannato in via definitiva nel processo Capaci uno, componente della famiglia di San Lorenzo e uomo di fiducia di Biondino Salvatore". Bertone ricorda infine che anche la cosiddetta 'tesi del doppio cantiere' è "stata largamente esplorata dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta nel corso delle indagini preliminari e sottoposta al vaglio dibattimentale, appunto, del processo Capaci bis, e non ha fatto emergere alcunché di significativo".