Il Gip di Ragusa, Giovanni Giampiccolo, rigettando la richiesta della locale Procura, ha disposto il dissequestro della nave della Ong spagnola Proactiva Open Arms, che è ormeggiata al porto di Pozzallo dal 18 marzo scorso dopo il salvataggio di 218 migranti. L'imbarcazione era stata sequestrata su disposizione della Procura distrettuale di Catania. Il Gip etneo, il 27 marzo, ha convalidato il provvedimento escludendo però il reato di associazione per delinquere e gli atti sono passati per competenza a Ragusa.
"Entrambe le condotte contestate tenute sia in zona Sar libica sia in zona Sar Malta, si risolvono in una disobbedienza alle direttive impartite dalle autorità preposte al coordinamento dei soccorsi", anche "allo stato delle risultanze investigative disponibili e delle contestazioni difensive", che "però non vale a impedire la configurabilità della causa di giustificazione dello stato di necessità". Così il Gip di Ragusa nel decreto di rigetto del sequestro della Open Arms, "osservando al riguardo" che a parere "di questo giudice le operazioni Sar di soccorso non si esauriscono nel mero recupero in mare dei migranti, ma devono completarsi e concludersi con lo sbarco in un luogo sicuro come previsto dalla Convenzione Sar siglata ad Amburgo il 1979". Per il Gip un luogo sicuro è quello "dove la vita delle persone soccorse non è più minacciata e dove è possibile fare fronte ai loro bisogni fondamentali, come cibo, riparo e cure sanitarie". E, aggiunge nel decreto, "secondo informazioni disponibili in Libia avvengono ancora gravi violazioni dei diritti umani".
"Sono felice, finalmente abbiamo avuto ragione, come abbiamo sempre sostenuto, ma non era scontata una decisione del genere". Così l'avvocato Rosa Emanuela Lo Faro, che assiste il comandante Marc Reig Creus, commenta la decisione del Gip di Ragusa di dissequestrare la nave dell'Ogn spagnola ProActiva Open Arms.
"Tutto è bene quello che finisce bene, ma abbiamo vinto una 'battaglia', credo che la guerra legale non finisca oggi, ma continuerà e sarà lunga", afferma l'avvocato Alessandro Gamberini, che difende il capo missione Ana Isabel Montes Mier. "Noi eravamo certi di avere ragione - aggiunge il penalista - ma poi occorre che un giudice ti dica di avere ragione...".
Nessun commento arriva, per il momento, da fonti giudiziarie di Ragusa e Catania.