(ANSA) - PALERMO, 20 LUG - "Noi non ci immischiamo con
Falcone e Borsellino. Non ti permettere. Io mai gliel'ho mandato
mio figlio a queste cose… vergogna", gridò Maurizio Di Fede ,
uno dei mafiosi fermati nell'operazione Tentacoli della Squadra
Mobile di Palermo, ad una amica che aveva mandato la figlia a
una manifestazione in ricordo della strage di Capaci. La storia,
che risale al maggio di tre anni fa, emerge dagli atti
dell'indagine.
"La bambina da un mese si prepara. Ma in fondo, è solo una
cosa scolastica", replicó la donna. Di Fede non voleva sentire
ragioni: "Noi qua non ci immischiamo con i carabinieri. Noi non
ci immischiamo con Falcone e Borsellino… queste vergogne sono".
La madre della piccola insisteva, la bambina teneva
particolarmente ad andare con i compagnetti al giardino della
Magione, alla Kalsa, per l'iniziativa organizzata dalla
Fondazione Falcone. Di Fede sbottò: "Alla Magione, là sono nati
a cresciuti, i cornuti là sono nati", disse alludendo a Falcone
e Borsellino. Di Fede controllò che la bimba realmente non
andasse alla manifestazione. Tornò più volte a casa dei suoi
amici, per accertarsene perché era diventata ormai una questione
d'onore.
Un giorno si portò dietro il giornale, che annunciava la
manifestazione: "Anniversario della strage di Capaci, oltre
settantamila studenti pronti a invadere Palermo", lesse a voce
alta. Apriti cielo. "Là dove deve andare la bambina, la sbirra",
disse. La madre prese le difese della piccola. "Se gli mandi la
bambina sei una sbirra", continuò. "Falcone, minchia che cosa
inutile", concluse. (ANSA).
Mafia: boss ad amica, non mandare figlia a iniziative Falcone
"Noi non ci immischiamo con queste cose, vergogna..."