(ANSA) - ROMA, 17 MAG - E' già passato un anno dalla morte di
Franco Battiato, il 18 maggio 2021: gli italiani hanno ascoltato
per l'ultima volta la sua voce durante Sanremo 2020, grazie a
Colapesce e Dimartino che, nella serata delle cover, hanno
interpretato "Povera Patria", dando spazio alla voce del Maestro
che ha sempre svolto un ruolo di affettuoso nume tutelare per le
nuove generazioni di artisti siciliani. E' stato un anno
doverosamente ricco di omaggi che non sono riusciti a colmare il
senso di vuoto lasciato da un personaggio unico, uno studioso
dagli orizzonti amplissimi che sapeva praticare l'arte della
canzone pop ma che, grazie alla sua cultura dai vasti orizzonti,
usava linguaggi e riferimenti diversissimi, sia in campo
musicale che in altre forme di espressione artistica, come il
cinema, la pittura, l'opera.
Battiato aveva per i luoghi comuni del potere la stessa
avversione che aveva nei confronti dell'industria. In lui
convivevano l'allievo di Stockhausen e l'autore di canzoni pop
entrate nella storia del costume, il cultore di filosofie
orientali, del Sufismo, della meditazione trascendentale, del
pensiero di Gurdjeff e lo spirito del rock, l'amore e la
conoscenza profonda della musica antica e classica e lo
sperimentatore elettronico che negli anni '70 si allineava al
rock d'avanguardia, il cantautore di protesta, il pittore e il
regista cinematografico.
Era un uomo libero e un intellettuale che ha sempre guardato
la società e il mondo da un punto di vista personale e
originale, molto spesso in anticipo sui tempi. (ANSA).
Franco Battiato, un anno senza la sua libertà di pensiero
Andare oltre la superficie, la sua eredità artistica ed etica
