(ANSA) - PALERMO, 29 SET - La biblioteca di Angelo Meli, il
giornalista scomparso prematuramente all'età di 61 anni,
continuerà a vivere. Mille libri, in gran parte di carattere
economico oltre a numerosi saggi sulla mafia, potranno essere
consultati dagli studenti e da chi ne farà richiesta a
Racalmuto, il "paese della ragione" che ha dato i natali a
Leonardo Sciascia.
La cerimonia è stata preceduta da un momento di riflessione
nell'aula consiliare del Comune, alla quale hanno partecipato la
moglie Maria Rita Sgammeglia, la sorella Maria, la nipote
Tiziana, parenti, amici e colleghi del giornalista. Dopo i
saluti del sindaco, Lillo Bongiorno, la figura di Angelo Meli è
stata tratteggiata con accenti commossi dal collega e amico
Concetto Prestifilippo, dal presidente emerito del centro studi
"Pio La Torre", Vito Lo Monaco, dal giornalista Giancarlo
Macaluso del Giornale di Sicilia, e dal procuratore di Reggio
Emilia Gaetano Paci, compagno di scuola di Meli con il quale ha
condiviso a Canicattì le prime battaglie civili e antimafia. Il
magistrato, oltre a sottolineare "il rigore morale e
l'indipendenza di Angelo che gli costarono un alto prezzo da
pagare e anche qualche umiliazione professionale" ha ricordato
anche il bar gestito da Meli in paese, "punto di ritrovo e di
scambio di idee ma anche luogo di accoglienza per i migranti che
venivano a lavorare per la raccolta dell'uva Italia".
Durante l'incontro Angelo Meli è stato ricordato non solo per
le sue doti umane, che facevano della sua casa un luogo sempre
aperto ad amici e colleghi, ma anche per il suo impegno negli
organismi di categoria, l'Ordine dei giornalisti e l'Assostampa,
e come maestro nella professione per numerosi giovani
giornalisti, molti dei quali presenti come Dario Cirrincione,
Antonella Lombardi, o Desirè Ragazzi.
La ricca donazione di libri e riviste di Angelo, selezionata
dalla moglie, Maria Rita Sgammeglia, rappresenta un focus su
mafia, politica ed economia, uno spaccato di 40 anni di
battaglie e inchieste in Sicilia. Compresa quella sulla mafia,
realizzata da Meli nel 1983 e che conteneva il nome di Salvo
Lima, a quel tempo già discusso anche se ancora incensurato, che
un professore tentò, senza successo, di fare cancellare, come ha
ricordato Gaetano Paci. Uno dei tanti esempi della resilienza di
Angelo Meli, giornalista senza padroni e senza padrini. (ANSA).
Un Centro studi economici intitolato ad Angelo Meli a Racalmuto
La biblioteca del giornalista donata a Casa Sciascia
