(ANSA) - CALTANISSETTA, 15 NOV - "Non posso che prendere atto
del rinvio a giudizio che dobbiamo accettare imponendoci di
proseguire nella celebrazione di un processo che poteva
certamente avere una piega diversa. Restiamo convinti della
insussistenza del reato di depistaggio che viene contestato ai
miei assistiti".
"Sono proprio la struttura stessa del capo di imputazione e
il contenuto delle condotte addebitate - ha aggiunto Giambra -
che danno la misura della infondatezza in diritto dell'ipotesi
accusatoria. Agli imputati si contesta di avere reso false
dichiarazioni o omissioni nel corso del processo a Mario Bo e
altri due imputati, ma in riferimento alle indagini sulla strage
di via D'Amelio. Ma il depistaggio è un fatto avvenuto,
consumato e già vagliato processualmente in altri procedimenti
come il Borsellino quater. Come avrebbero potuto depistare
quelle indagini se già il depistaggio è stato scoperto? Al
massimo si sarebbe potuto valutare se le condotte avessero
potuto integrare il reato di falsa testimonianza, che comunque a
mio giudizio non c'è stato in quanto le dichiarazioni rese dai
miei assistiti non avevano alcun contenuto di falsità e i 'non
ricordo' non erano reticenze finalizzate a omettere il vero ma
il frutto di un lasso di tempo di quasi trent'anni". (ANSA).
Borsellino: legale imputati, convinti di insussistenza reato
Giambra: "I non ricordo? Sono passati 30 anni"