Sicilia

Sanità: prima volta in Sicilia terapia contro tumori sangue

In dipartimento 'La Maddalena' di Palermo immunoterapia Car-T

Redazione Ansa

(ANSA) - PALERMO, 13 GEN - Somministrata per la prima volta in Sicilia una terapia innovativa per combattere i tumori del sangue. Il dipartimento oncologico "La Maddalena" di Palermo è il primo ospedale dell'Isola dove è stata praticata l'immunoterapia con Car-T, una delle strategie più promettenti nella ricerca contro il cancro. La somministrazione è avvenuta su un paziente di 54 anni, originario della provincia di Agrigento, affetto da un linfoma resistente ai trattamenti convenzionali e in cura da diversi anni a "La Maddalena", uno dei tre ospedali siciliani accreditati come centri per la Car-T, insieme con "Villa Sofia-Cervello" di Palermo e Policlinico di Catania. Il primo paziente in Sicilia ha completato il percorso di preparazione e somministrazione della terapia Car-T nell'Unità operativa di oncoematologia de "La Maddalena", grazie al supporto dell'Unità di medicina trasfusionale dell'ospedale Villa Sofia-Cervello. Le Car-T sono terapie avanzate che stanno cambiando l'approccio terapeutico ad alcuni tumori ematologici e che promettono di fare lo stesso per altre forme di cancro.L'idea di base è di potenziare la risposta del sistema immunitario contro i tumori, armando i linfociti T con un recettore che riconosce e bersaglia le cellule malate. I linfociti del paziente vengono raccolti ed inviati per l'ingegnerizzazione ai laboratori delle aziende farmaceutiche produttrici. Questi linfociti "armati" vengono amplificati per ottenerne una quantità sufficiente per colpire il tumore una volta reintrodotti nel paziente. Completata questa fase, i linfociti ritornano nell'ospedale che ha in cura il paziente e, quindi, somministrati attraverso una semplice iniezione. La terapia Car-T è indicata per la cura dei pazienti affetti da leucemia linfoblastica B del giovane adulto e linfoma a grandi cellule B entrambi resistenti ai trattamenti convenzionali."E'una terapia che triplica le possibilità di sopravvivenza dei pazienti, che altrimenti avrebbero solo pochi mesi di vita - sottolinea Maurizio Musso, direttore dell'unità -. A dicembre, abbiamo raccolto i linfociti del paziente, per poi spedirli negli Stati Uniti dove sono stati ingegnerizzati e rimandati indietro pronti per l'infusione". Il paziente è monitorato di continuo e dopo un periodo di osservazione sarà dimesso. (ANSA).
   

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