Sono circa 180 mila i rom e sinti presenti in Italia. Di questi, circa 40 mila vivono ancora in 'campi nomadi'. Un disagio abitativo, che spesso si traduce in disagio sociale e segregazione. Basti pensare che un bambino su 5, tra quelli che crescono in insediamenti formali o informali, non inizierà mai il percorso scolastico. Solo l'1% potrà frequentare la scuola superiore, mentre l'accesso all'università sarà prossimo allo 0%. E a ciò si aggiunge anche la percezione che gli italiani hanno di questi gruppi: "ogni giorno si registrano 1,5 discorsi di odio antizigani, l'87% è riconducibile a esponenti politici". A fare il punto sulla condizione delle comunità rom e sinti in Italia e sulle politiche attuate nel 2014 è il Rapporto dell'Associazione 21 luglio, presentato oggi in occasione della Giornata internazionale dei rom e sinti.
Per la Presidente della Camera, Laura Boldrini, non c'è dubbio: "La dimensione del campo rom va superata, non fa onore al nostro Paese. L'Europa dei diritti ci chiede che non sia utilizzata la politica dei campi, il nostro Paese deve ascoltare tale richiamo". Rom e sinti, rileva il rapporto, rappresentano lo 0,25% della popolazione in Italia. Solo il 3% è effettivamente nomade, il 50% ha cittadinanza italiana e "4 su 5 vivono in regolari abitazioni, studiano, lavorano e conducono un'esistenza come quella di ogni altro cittadino". Diverso invece per chi vive nei 'campi nomadi' (0,06%), con forti ripercussioni soprattutto sui minori: per questi ultimi la probabilità di essere segnalati dal Servizio Sociale è "60 volte più alta rispetto a un coetaneo non rom, l'aspettativa di vita è mediamente più bassa di circa 10 anni e da adolescenti avranno 7 possibilità su 10 di sentirsi discriminati a causa della propria etnia".
E' un "falso mito" pensare che queste persone siano contente di vivere così, ha stigmatizzato Boldrini, al termine di un incontro a Montecitorio con l'associazione e una delegazione di donne rom. In Europa, rileva il Rapporto, i rom e sinti sono circa 12 milioni: di questi, 6 milioni vivono nei paesi dell'Ue. In Italia sono presenti soprattutto nel Lazio, in Lombardia, Calabria e Campania. "Numeri relativamente consistenti" si registrano anche in Piemonte, Abruzzo e Veneto. Un quarto dei rom che risiedono nei "campi" vive nel Lazio, mentre si arriva al 51% se si prendono in considerazione anche Lombardia e Piemonte.
"La Strategia Nazionale di Inclusione dei Rom, dei Sinti e dei Camminanti (Snir), varata per superare l'approccio emergenziale - osserva il presidente dell'associazione Carlo Stasolla - nel 2014 non ha significato un sostanziale mutamento delle condizioni di vita delle comunità rom e sinte: l'approccio emergenziale ha rappresentato il leitmotiv di ogni azione pubblica e si è andato declinando in numerose operazioni di sgombero forzato e nell'ideazione e progettazione di nuovi 'campi nomadi'". In particolare, l'anno scorso, tra Roma e Milano, si sono registrati "più di 230 sgomberi forzati". A Roma ne sono stati documentati "34, che hanno coinvolto circa 1.135 persone per una spesa stimata di 1.315.000 euro". A Milano, tra gennaio e settembre, ci sono stati "191 sgomberi che hanno coinvolto 2.276 persone". "Si stanno violando i diritti umani, c'è un immobilismo politico e un flusso incontrollato di denaro pubblico", denuncia Stasolla. Secondo l'associazione serve dunque "una nuova politica" di integrazione di rom e sinti. "Si cominci da quelli che vogliono farlo", ha esortato il direttore dell'Unar, Marco De Giorgi, durante un incontro a Palazzo Chigi: "Abbiamo dimostrato con tanti progetti sperimentali che molti giovani vogliono entrare nel mercato del lavoro". I due canali per l'integrazione, ha confermato infine la consigliera del Presidente del Consiglio in materia di Pari opportunità, Giovanna Martelli, sono proprio scuola e lavoro: "All'interno dei programmi scolastici - ha suggerito - si pensi a uno spazio dedicato al tema delle minoranze, per allontanare l'idea che gli 'zingari' sono solo quelli che rubano, che portano via i bambini e che fanno accattonaggio".
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