"Nessuna scusa per la violenza": così Barack Obama ha commentato la notte di scontri e devastazioni avvenute a Baltimora con i neri in rivolta contro l'uccisione di un afroamericano da parte della polizia. "Si tratta di una violenza senza senso", ha aggiunto il presidente.
La famiglia di Freddie Gray "vuole risposte e questo è comprensibile", ha aggiunto Obama, prima di affermare: "Serve trasparenza sulle responsabilità".
Baltimora come Ferguson, messa a ferro e fuoco. Anche qui, come per ben due volte nel giro di pochi mesi nella cittadina del Missouri, esplode la rabbia della comunità afroamericana contro i metodi violenti della polizia. Quelli che avrebbero portato all'uccisione dell'ennesimo ragazzo di colore, Freddie Gray, morto dopo l'arresto, con la spina dorsale spezzata. Ieri era il giorno del funerale di Freddie. Ma presto le preghiere di migliaia di persone si sono trasformate in protesta, e la protesta di una parte dei manifestanti in rivolta. E la rivolta in violenze e razzie. Auto civili e mezzi della polizia dati alle fiamme, fuoco appiccato ai negozi, vetrine spaccate, un enorme incendio appiccato a un edificio in costruzione, più di un centro commerciale preso d'assalto e saccheggiato. E un fittissimo lancio di pietre e bottiglie contro la polizia, che ha portato al ferimento di almeno una ventina di agenti, di cui uno sarebbe in gravi condizioni. Insomma, scene di guerriglia urbana, con decine di arresti, e alcune zone della città al di fuori di ogni controllo.
Ci sono anche madri, come testimonia un video della Abc, che sono andate a riprendere i figli che stavano per prendere parte ai tafferugli.
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Improvvisamente - dunque - si materializza lo spettro dei moti del '68 quando, in seguito all'assassinio a Memphis di Martin Luther King, a Baltimora si registrarono le proteste più violente, e la città per ben otto giorni fu trasformata in un vero e proprio campo di battaglia. Il presidente americano, Barack Obama, segue la situazione dalla Casa Bianca, costantemente aggiornato. Ha ricevuto nello Studio Ovale la neo ministra della giustizia Loretta Lynch, la prima afroamericana a ricoprire questa carica. E ha chiamato il sindaco di Baltimora Stephanie Rawlings-Blake, anch'essa afroamericana. E' lei che al calar della sera annuncia il coprifuoco dalle 10 di sera alle 5 del mattino, per una settimana intera. "Riporteremo l'ordine - dice -. Ci sono criminali in azione che vogliono distruggere la nostra città". Intanto il governatore del Maryland, Larry Hogan, decretava lo stato di emergenza e annunciava l'arrivo di 5.000 uomini della Guardia nazionale. Una situazione quasi da legge marziale. Al campus della John Hopkins University a tutti è stato ordinato di mettersi al riparo. Si cerca qualcuno armato. Una persona viene arrestata, ma la caccia all'uomo prosegue nella notte. E nella notte intervengono i familiari di Freddie. La sorella gemella, Fredericka, lancia un appello alla calma e si dice in disaccordo con le violenze: "Freddie non era una persona violenta", ricorda davanti alle telecamere.
Mentre a Baltimora esplode la rabbia dei neri per i metodi brutali della polizia, a Detroit si registra un nuovo caso: un giovane di colore di 20 anni, sospettato di rapina e armato con un martello, e' stato ucciso da un poliziotto. Sull'episodio e' stata aperta un'inchiesta, mentre per stasera sono previste proteste in strada.
Le proteste sono attese nei pressi del luogo dove Terrance Kellom, il ragazzo di 20 anni, e' stato ucciso. ''L'agente si e' sentito in pericolo perche' il sospettato si avvicinava armato di martello'' lo afferma il capo della polizia di Detroit, James Craig. Il procuratore americano, Barbara McQuade, afferma che le autorita' stanno monitorando la situazione: ''E' stata una tragedia. Il lavoro della polizia richiede in alcuni casi l'uso della forza, ma gli agenti devono usarla solo quando e' ragionevole in certe circostanze. In situazioni come questa e' importate tutelare i diritti della vittima e del poliziotto. Per questo, stiamo monitorando da vicino le indagini''.
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