"E' accaduta una cosa grave", sono stati fatti errori ma Roma "non è connivente". Lo dice a Famiglia Cristiana il Prefetto della Capitale, Franco Gabrielli, ammettendo inefficienze e lacune dell'apparato di sicurezza, ma anche lamentando un'eccessiva amplificazione mediatica per il caso del funerale di Casamonica. Gabrielli difende Roma: "Non è corretto parlare di una criticità riferita al luogo". "Dico che è accaduta una cosa grave. Stigmatizzabile. Non doveva accadere. E invece è accaduta", è il primo commento di Gabrielli.
E Si susseguono i colpi di scena per il funerale. La carrozza usata per il trasporto della salma è la stessa usata per i funerali di Totò. Lo ha detto Ciro Cesarano, uno dei titolari dell'agenzia di onoranze funebri di Calvizzano, in provincia di Napoli, proprietaria del mezzo. "Affittiamo carrozze con i cavalli per i funerali quasi ogni giorno. Quella di ieri è la stessa utilizzata per le esequie di Totò". "Abbiamo circa 300 richieste l'anno da tutta Italia" aggiunge.
Il giorno dopo la bufera per il funerale show di Vittorio Casamonica, le polemiche sono ancora più roventi e sulla scena irrompe il nipote del boss, Luciano Casamonica che si rivolge direttamente al ministro dell'Interno Angelino Alfano. "Se io faccio un matrimonio e prendo la Rolls Royce non è che c'è la mafia. Noi Casamonica abbiamo sempre fatto le feste alla grande, da quando siamo qui a Roma. Signor Alfano non siamo mafiosi, non siamo persone cattive" afferma il nipote.
Il prete che ha celebrato i funerali si difende sul suo blog
"Quando se ne va qualcuno soltanto Dio giudica, non la politica" aggiunge Luciano Casamonica. "Mafia? È tutta un'altra cosa - continua - Vittorio era una bravissima persona. Noi sapevamo che doveva morire e abbiamo fatto di tutto per accontentarlo: gli piacevano tanto le feste non volevamo fare una cosa di pianto. È usanza, sono anni che quando muore uno dei nostri vecchi si usano le carrozze e i cavalli".
"Vittorio Casamonica Re di Roma? Nel gergo nostro, nella nostra cultura significa che per noi è un re, il nostro re di Roma" sottolinea sempre Luciano Casamonica "Dicono che era un boss. Mio zio era conosciutissimo perché lui comprava e vendeva auto. Se n'è andata una parte del nostro cuore".
Ma a chi abbiamo dato fastidio? È la nostra cultura" conclude Luciano Casamonica replicando a chi parla di 'show'. "Noi siamo venuti qui con un defunto. La Chiesa accoglie tutti".
"Rifarei il funerale di Vittorio Casamonica? Probabilmente sì, faccio il mio mestiere". All' indomani delle esequie del boss torna a parlare a Sky Tg24 il parroco della chiesa Don Bosco, don Giancarlo Manieri. "Io qui ho fatto il prete, non spettava a me bloccare un funerale. La chiesa può dire no a un funerale? - si chiede rispondendo a una domanda - Ecco, questo è un problema. Le scomuniche del Papa ai mafiosi? Bisogna chiederlo in alto, non a me". "L'esponente di un clan è comunque dentro la Chiesa...",dice don Manieri.
"Certamente si poteva e si doveva evitare. Se non si è evitato è perché Roma non ha ancora gli anticorpi necessari per comprendere e prevenire cose di questo tipo: l'esistenza della mafia è stata negata fino a pochissimo tempo fa". Lo dice l'assessore alla legalità di Roma Alfonso Sabella.
Enac, sospensione cautelativa licenza pilota - L'Enac sta per disporre la sospensione cautelativa della licenza del pilota ai comandi dell'elicottero che ieri ha lanciato petali di rosa sul funerale di Casamonica, dando relativa informazione alla Questura di Roma. Lo si legge in una nota, che precisa che "non è stata data alcuna autorizzazione, da parte dell'Enac, al volo o al sorvolo della città di Roma".
Boss, gangster e funerali: da De Pedis a Lucky Luciano - VIDEO
Vittorio Casamonica, 65 anni, uno dei maggiorenti dell'omonimo clan che viene ritenuto responsabile di attività illecite come usura, racket e traffico di stupefacenti nell'area sud est della città, è stato omaggiato con una carrozza antica trainata da sei cavalli neri, petali di rose lanciati da un elicottero, manifesti e note del film "Il padrino"al termine del rito religioso celebrato nella Basilica di San Giovanni Bosco a Cinecittà. Il feretro era arrivato su una carrozza nera con bassorilievi dorati. Ad accoglierlo, all' esterno, un'orchestra che ha suonato la canzone del celebre film di Francis Ford Coppola interpretato da Marlon Brando. Sulla bara un'immagine di padre Pio.
Roma: carrozza e cavalli, funerali stile Padrino per boss VIDEO
"Hai conquistato Roma, ora conquista il paradiso" e "Vittorio Casamonica re di Roma" recitavano alcuni manifesti apparsi davanti la parrocchia che lo ritraevano a mezzo busto con una corona in testa, il Colosseo e il cupolone sullo sfondo. Una folla di persone ha voluto portargli l'ultimo saluto. "Era una brava persona, corretto" hanno commentato alcuni conoscenti al termine della messa. Commozione all'uscita del feretro che è stato salutato da una "pioggia" di petali lanciati da un elicottero. Dopo la funzione, la bara è stata trasportata in una Rolls-Royce mentre la banda musicale ha suonato la colonna sonora di un altro celebre film "2001 odissea nello spazio".
Rose e Rolls-Royce per Vittorio Casamonica FOTO
E' bufera sul funerale-show celebrato nel cuore di Roma in onore di Vittorio Casamonica capo del clan omonimo. Con il mondo politico allarmato dai "segnali mafiosi", interpretati come una "sfida allo Stato". "Roma sfregiata, fatto inquietante", hanno attaccato dal Pd mentre Sel ha investito del caso il Parlamento chiedendo al ministro Alfano spiegazioni sull'aspetto legale della vicenda, chi è stato il regista dell'operazione, chi ha concesso le autorizzazioni. Preoccupato anche il sindaco Marino che ha chiamato il Prefetto perché siano condotti accertamenti con estremo rigore. Si è anche attivato il ministro dell'Interno Angelino Alfano che ha chiesto a Franco Gabrielli una "relazione dettagliata" sulla vicenda. Esequie da fiaba: con carrozza d'epoca trainata da 6 cavalli con il pennacchio nero, 12 Suv e limousine, il tutto coronato da una cascata di petali di rosa piovuti dal cielo (con la partecipazione straordinaria di un elicottero privato). Un set cinematografico a tutti gli effetti la cui sapiente regia è rimasta nell'ombra, sconosciuta addirittura al prete che ha celebrato la messa che alla richiesta di spiegazioni è caduto dalle nuvole: le sue competenze - come hanno spiegato anche dal vicariato - sono circoscritte a quanto accade all'interno della chiesa. Non all'esterno, dove l'anonimo "scenografo" aveva posizionato gigantografie del malavitoso e dato il via a musiche evocative (tra l'altro la colonna sonora del Padrino).
Una chiesa, la Don Bosco a Cinecittà, non nuova alle cronache. Si è scoperto che quella parrocchia, sormontata da una caratteristica cupola, è la stessa che nel 2006 negò i funerali a Piergiorgio Welby. Malato di Sla, in fase terminale, Welby chiese ai sanitari di staccare la spina (fu eretto a simbolo dell'eutanasia) e gli furono vietati i funerali religiosi. Ma non è tutto: in quella quella stessa parrocchia nel '90 è stato celebrato il rito funebre del boss della Magliana Renato De Pedis (poi sepolto nella Chiesa di S. Apollinare, ma questa è un'altra storia). Un intreccio inquietante di fatti e di circostanze che all'improvviso, nell' apparente quiete agostana sono esplose simultaneamente investendo la Capitale, il Vicariato, la Sicurezza, la Legalità. Con il mondo politico e delle istituzioni (soprattutto locali) rimasti spiazzati.
Immediata è stata la presa di posizione del vicariato che non ha nascosto il proprio "imbarazzo" ma ha sottolineato che il parroco certo non poteva rifiutare la celebrazione. "Roma trasformata in un set del padrino è uno sfregio", ha attaccato il commissario romano Matteo Orfini". Quanto accaduto "è una offesa a Roma e dimostra che la mafia a Roma esiste", ha affermato il vicesindaco Marco Causi. Considerazioni condivise da Rosy Bindi presidente della commissione Antimafia, allarmata dal "clima di consenso che ha accompagnato una simile messinscena". Preoccupato anche Don Luigi Ciotti per il quale "a maggior ragione dopo la scomunica di Papa Francesco dei mafiosi" è "compito della Chiesa denunciare e ribadire che non può esserci compatibilità fra la violenza mafiosa e il Vangelo". Allarmato anche il sindaco Ignazio Marino che ha chiamato il Prefetto "perché siano accertati i fatti con il dovuto rigore". "È intollerabile - ha scritto sui social network - che i funerali siano strumenti dei vivi per inviare messaggi mafiosi".
Leggi l'articolo completo su ANSA.it