Cronaca

Dagli archivi dell'Ansa: la ricostruzione della vicenda

Giovanni Scattone fu condannato per omicidio colposo il 15 dicembre del 2003 a cinque anni e quattro mesi

Redazione Ansa

DAGLI ARCHIVI DELL'ANSA

Giovanni Scattone fu condannato il 15 dicembre del 2003 con sentenza definitiva dalla Cassazione a cinque anni e quattro mesi di reclusione per omicidio colposo . La vittima era Marta Russo, la studentessa della Sapienza colpita alla testa da un proiettile mentre camminava nei vialetti dell'Università con un'amica. Il colpo era arrivato dall'alto, da una finestra.

Ecco come L'ANSA raccontò la vicenda il giorno della decisione definitiva dei Supremi giudici, era il 15 dicembre del 2003, sei anni dopo l'omicidio

Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro sono colpevoli per sempre. Colpevoli di aver ucciso Marta Russo, di avere stroncato la vita della studentessa di 22 anni che in un giorno di maggio del '97 passeggiava per i viali dell'Universita' di Roma. Scattone, responsabile di aver sparato, e' talmente colpevole da finire subito in carcere, in una cella di Rebibbia, poche ore dopo il verdetto della Cassazione. Ferraro, invece, resta in liberta' perche' il suo residuo pena e' inferiore a tre anni.
   La loro colpevolezza l'ha decisa definitivamente la Cassazione: mettendo una parola fine ad una vicenda giudiziaria  tra le piu' lunghe e controverse ma non rinunciando all' ennesimo, piccolo, colpo di scena. I giudici della Suprema Corte hanno condannato si' Scattone e Ferraro ma riducendo le pene, a cinque anni e quattro mesi per il primo, e a quattro anni e due mesi per il secondo. La vera novita' riguarda l'ex usciere dell'Istituto di Filosofia del Diritto, Francesco Liparota.

E' stato assolto dall'accusa di favoreggiamento perche' gli e' stato riconosciuto il favoreggiamento personale: ha visto quello che succedeva nell'aula 6 ma non ha ritenuto riferirlo e facendo cosi' ha agito ''in stato di necessita' ''. L'assoluzione di Liparota e' l'ultimo tassello che la Cassazione aggiunge all'impianto accusatorio che, dal verdetto di oggi, esce rafforzato e confermato. Lo sottolinea il procuratore aggiunto Italo Ormanni anima, assieme al pm Carlo Lasperanza, all'inchiesta che nel '97 porto' in carcere Scattone e Ferraro. Ma lo ribadisce con forza anche la parte civile per voce dell'avvocato Luca Petrucci: ''questa sentenza sembra riabilitare il verdetto della Corte D'Assise'', la prima condanna in assoluto che fu inflitta nel '99 a Scattone e Ferraro, rispettivamente a sette e quattro anni. Liparota anche in quel caso venne assolto.

Da quel verdetto, per arrivare alla parola ''fine'' scritta oggi in Cassazione, ci sono voluti un altro pronunciamento della Suprema Corte e altri due processi di secondo grado: entrambe le
sentenza della Corte d'Assise d'Appello condannarono Scattone, Ferraro e Liparota. In mezzo ai due processi, dove le parti si sono combattute soprattutto a suon di perizie, ci fu un
clamoroso annullamento della Cassazione per manifesta illogicita' della prima sentenza di secondo grado. Oggi la Suprema Corte ha deciso altro, confermando in sostanza l'ultima verita' partorita sulla morte di Marta Russo, quella della sentenza del 30 novembre dello scorso anno. Ha, pero', introdotto dei correttivi: oltre ad annullare senza rinvio la condanna di Liparota, ha depennato per Scattone e Ferraro il reato di detenzione d'arma da fuoco abbassando cosi' la loro pena. Dettagli tecnici che non cambiano il baricentro della condanna: sono loro, gli assistenti di Filosofia del Diritto, gli assassini di Marta Russo.

''Ringraziamo la polizia e la procura per il lavoro svolto'', ha avuto appena il coraggio di dire la mamma di Marta, Aureliana, a questo ennesimo verdetto. Loro, invece, i due colpevoli secondo la legge, come sempre hanno ribadito la loro innocenza: ''E' una vergogna, una sentenza ingiusta'', ha detto Scattone mentre Ferraro ha parlato ''di un errore giudiziario oggi definitivamente perfezionato''. Entrambi ora sperano di arrivare alla revisione. Ma quella, nel caso di una riapertura del processo, sara' un'altra storia. 

 

 

 

 

 

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