Mentre Svezia e Danimarca ripristinano i controlli alle frontiere per frenare l'ondata migratoria minacciando di fatto l'area di libera circolazione, l'Italia non intende sospendere il Trattato di Schengen, ma ha rafforzato il presidio sul confine a maggior rischio terrorismo: quello del Nord-est che incrocia la rotta balcanica usata dai foreign fighters. Lo ha detto il ministro dell'Interno, Angelino Alfano. Il titolare del Viminale ha definito "non vere" le indiscrezioni che parlavano di un imminente ripristino dei controlli di frontiera ai confini con la Slovenia. "Quello che abbiamo fatto ormai da alcune settimane - ha ricordato - è rafforzare i controlli in funzione anti-terrorismo lungo la rotta balcanica, che è stata quella del contrabbando e che può essere ora quella dei combattenti stranieri. Stiamo dunque facendo controlli che ci permettono di identificare meglio le persone sospette ed assicurare che quella rotta non possa rappresentare un pericolo per noi". Da mesi è infatti all'attenzione di intelligence e forze di polizia la pericolosità del confine di Nord-Est. In Paesi come Bosnia, Macedonia, Kosovo, Montenegro, sono segnalati diversi focolai jihadisti, aree che funzionano come serbatoio di combattenti dello Stato Islamico. Attraverso quei territori, inoltre, possono arrivare in Europa militanti di ritorno da teatri di guerra siriano ed iracheno. Il Viminale ha dunque deciso di inviare rinforzi per meglio presidiare i valichi di frontiera: più forze dell'ordine ed anche militari: 90 uomini dell'Esercito sono stati dispiegati in Friuli Venezia Giulia, tra le province di Trieste (35), Udine (35) e Gorizia (20) per lavorare insieme alla polizia di frontiera. Tornando all'emergenza migratoria, i segnali che arrivano dal Nord Europa non sono tuttavia rassicuranti per l'Italia che rischia di non trovare vie di sbocco per i flussi che arrivano via mare, seppure in calo per la stagione invernale. Il punto controverso è quello della relocation, i ricollocamenti su base volontaria che avrebbero dovuto riguardare in due anni - secondo programma - 40mila profughi giunti in Italia. Ma, a tre mesi dall'avvio, sono partiti finora soltanto in 190. "Colpa degli egoismi nazionali", secondo Alfano, che accusa l'Europa di sordità. "Non ci hanno ascoltato per tempo. I 300 morti di Lampedusa dell'ottobre 2013 - ha sottolineato - volevano entrare in Europa ed era impossibile caricare sull'Italia il peso di un fenomeno migratorio epocale. La strategia per affrontare il problema - ha aggiunto - si fonda sugli hotspot, dove distinguere i profughi da ridistribuire in Europa e gli stranieri irregolari da rimpatriare ed i ricollocamenti. Se l'Europa non fa questo è come se vedesse da lontanissimo un iceberg e ci andasse diritta a sbattere". Il ministro ha infine definito "surreale" la procedura d'infrazione aperta dalla Commissione europea nei confronti dell'Italia per la mancata identificazione di chi sbarca. "E' - ha assicurato - facile da smontare e spero che a quel punto ci ringrazieranno".
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