Non vuole apparire un'eroina, né fare polemica sulla recente vicenda che ha contrapposto una giovane ricercatrice fuggita in Olanda al ministro Giannini. Lei, Paola Buzi, ricercatrice di egittologia e civiltà copta ha scelto di non fuggire: si è aggiudicata un finanziamento ERC (European Research Council) per un progetto avveniristico e lo realizzerà in Italia, all'università 'la Sapienza', "anche se - racconta - l'università di Amburgo mi aveva offerto 'ponti d'oro' perché svolgessi con loro la mia ricerca".
I finanziamenti della comunità europea, che raramente vanno a progetti italiani, e rarissimamente a ricerche in scienze umane, sono infatti nominativi, cioè vengono assegnati al ricercatore che può portare con sé i fondi laddove sceglie di lavorare. Paola Buzi, 45 anni, dal 2010 ricercatrice a la Sapienza dopo un dottorato nella stessa Università e 5 anni da ricercatrice all'Università di Bologna, ha vinto un ERC advance, tra i finanziamenti più ingenti, destinati a studiosi di fama internazionale, per realizzare un atlante digitale della letteratura copta. "L'obiettivo - spiega - è creare un portale che permetta di incrociare dati letterari, archeologici e codicologici".
"Un sito aperto a scienziati e non - prosegue - che informi su quali opere sono state trovate nei singoli siti archeologici. Anche con ricostruzioni in 3D". Grazie ai 2 milioni e 200 mila euro a lei assegnati Paola Buzi potrà assumere fino a 8 ricercatori a tempo determinato per 5 anni. "Appena si è saputo che il mio progetto aveva ottenuto i fondi - racconta la ricercatrice - l'Università di Amburgo, con la quale in passato ho collaborato, ha iniziato un serrato 'corteggiamento accademico', mi è stata offerta l'assunzione 'per chiara fama' come professore ordinario, 5 anni da dedicare solo alla ricerca senza dover fare lezione, uno stipendio da sogno e spazi di lavoro che in Italia non riusciamo a immaginare".
Paola ci ha pensato su tre settimane: non ha figli, il marito l'avrebbe seguita volentieri, spostarsi dunque in Germania non sarebbe stato un problema. "Non è stata una scelta facile - dice - ma anche l'unica scelta etica possibile. Sono più utile qui. Se fossi andata via il mio insegnamento di egittologia e civiltà copta a 'la Sapienza' sarebbe stato chiuso. Che messaggio avrei dato ai miei colleghi più giovani? Che il nostro Paese è strutturalmente debole e dunque va abbandonato".
Paola è rimasta, il Dipartimento di storia e civiltà delle religioni la sta aiutando ad organizzare la struttura che lavorerà al progetto. "La Sapienza è al mio fianco - conclude - e sono convinta che nonostante tutte le difficoltà riusciremo a lavorare bene e a diventare molto più attrattivi". Il finanziamento vinto da Paola dà diritto ad un avanzamento di carriera e lei scherzando dice: "certo passare da ricercatore a professore non mi dispiacerebbe"
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