"Qualcuno che si focalizza su una bottiglia di acqua da togliere ad una vecchietta non troverà mai esplosivi". la frase di Shlomo Har-Noi, specialista per la sicurezza nelle cosiddette infrastrutture critiche come gli aeroporti riassume molto bene la filosofia israeliana, che punta in particolare sull'elemento umano.
Che il modello di sicurezza israeliano possa aiutare l'Europa è oramai dato per assodato da numerosi esperti di controterrorismo, soprattutto per gli aeroporti. Del resto, secondo l'ex capo del Servizio di sicurezza dell'Autorità israeliana sugli aeroporti Pini Schif, gli europei da questo punto di vista "sono 40 anni dietro Israele". Tuttavia le misure adottate in Israele possono essere prese in Europa, pur considerando la diversa ampiezza degli scali e il loro numero. L'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv (unico scalo internazionale di Israele) - ha ricordato Ely Karmon, dell'Istituto per il Contro terrorismo dell'Idc di Herzilya - è "protetto da un perimetro esterno all'interno del quale non si entra se non si è 'verificati'". Il check point di accesso all'area portuale si trova ad alcuni chilometri dallo scalo vero e proprio ed è guardato da una sorveglianza armata che controlla in prima istanza chi arriva. Una volta superato quel filtro si è costantemente monitorati e, giunti ad ogni ingresso all'edificio, se ne trova un altro. I punti visibili di controllo nello scalo sono diversi: a partire dal primo che avviene non appena ci si mette in fila per accedere ai banchi accettazione delle compagnie aeree. Lì si è interrogati da personale "addestrato specificamente per controllare le persone che a qualsiasi titolo sono o sembrano sospette". Sono loro ad apporre sul passaporto del passeggero un codice numerico che indica chi, insieme ai bagagli, debba essere sottoposto ad ulteriore e, più serrato, controllo o meno. Una volta terminato questo passaggio, segue il normale check della persona e quello di polizia. Inoltre, in Israele la 'security' ha accesso alla lista dei passeggeri e il potere di fare su questa controlli incrociati in base a elenchi di persone sotto sorveglianza. Per Har-Noi, infine, un'altra differenza è il fatto che Europa e negli Usa hanno investito "montagne di soldi su sistemi ad alta tecnologia ma non nell'elemento umano" come avvenuto invece in Israele.
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Enfasi su elemento umano sicurezza più che su tecnologia