I primi soccorritori di un disastro naturale sono gli abitanti del luogo, coloro che pur sconvolti dalla tragedia, hanno la prontezza e la forza di fornire i primi aiuti e salvare vite umane. E così è successo anche ad Amatrice subito dopo le fatidiche 3,36 del 24 agosto. Il caso ha voluto che alcuni di questi primi soccorritori siano anche conoscitori doc del luogo perché soci del Club Alpino Italiano e del soccorso alpino. Ne parla, a Rivodutri (paesino a circa 25 chilometri in linea d'aria da Amatrice), il presidente del Cai della Regione Lazio, Fabio Desideri, che insieme al collega della Regione Marche, Lorenzo Monelli, gestirà i 50 mila euro messi a disposizione dal Cai nazionale per i terremotati.
"Sono arrivato ad Amatrice intorno alle 10. Alla sala operativa c'erano già il ministro Delrio, il presidente Zingaretti, il capo della Protezione civile Curcio. La macchina era partita. L'intervento delle istituzioni è stato immediato". Ma, l'attenzione di questo volontario - 54 anni, da 4 anni a capo del Cai regionale - è rivolta alla gente del luogo. "I primi soccorritori sono gli abitanti del luogo, quelli che pure choccati non scappano, aiutano il vicino, sanno quanta gente c'è nelle case. E a mio avviso questi non sono stati valorizzati".
"Ho visto tanti soccorritori ad Amatrice, forse troppi, molti che non potevano fare altro che guardare. Ho visto mezzi enormi, tir, ruspe, che sono dovuti tornare indietro, non c'entravano, anche intralciando i soccorsi. Lo dico con umiltà e senso costruttivo: i soccorsi ad Amatrice sono giunti come fosse una città enorme, ed invece ci trovavamo in un paesino con strade piccole, vie di accesso limitate. Credo che i piani di soccorso debbano tener conto del luogo, non basta considerare il grado del sisma. E vanno utilizzate le persone del luogo. Loro sono i primi 'cani', loro sanno dove andare a cercare le persone, perché si conoscono e tutti sanno se il vicino era in casa o in vacanza". "Ieri sentivo alcuni dire 'ma che ci stanno a fare tutte queste persone', molte con le mani in mano. Le persone dopo il primo momento di choc, ora sono infastidite da chi non fa niente. Vogliono aiuti mirati. Bisogna far tesoro di questa tragedia".
Fra i 'cani' che si sono attivati per tirare fuori dalle macerie le persone, Franco Tanzi, un volontario Cai (nel paese c'è una sede dell'organizzazione che al momento conta tre vittime) che per prima cosa ha liberato dai calcinacci la moglie, ed è stato poi per tante ore in giro cercando i paesani. Ancora è lì, non si dà pace. Insieme a Paolo Defonte, giunto il giorno dopo del sisma dagli Usa; entrambi con l'adrenalina mossa dall'angoscia. Le risorse del Cai serviranno per interventi mirati. "Di fronte abbiamo lunghi mesi, e l'inverno, per sostenere queste popolazioni". L'idea del presidente è di organizzare le disponibilità giunte da tutta Italia dalle sezioni Cai ricorrendo all''adozione' di 3-4 frazioni della zona colpita, rispondendo ad esigenze reali nel lungo tempo, facendo un lavoro casa per casa.
Per sostegni, è attivo un c/c "Il Cai per il sisma dell'Italia centrale" IBAN IT 06D0569601620000010373X15.
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