Ogni anno oltre cento donne vengono uccise in Italia da uomini che conoscevano o con cui, nella maggioranza dei casi, avevano avuto una relazione affettiva. E' da questo tragico dato che parte l'impegno della Polizia contro il femminicidio, "un fenomeno - ha spiegato oggi Mariacarla Bocchino, Dirigente del Servizio Centrale Operativo nel corso dell'iniziativa 'X=Y', in occasione della giornata contro la violenza alle donne - trasversale, che non ha tempo e non ha età. Non ha territorialità, non ha categorie, non è frutto di emarginazione, non appartiene ad un basso ceto sociale. Ci aspetteremmo che in ambienti dove c'è cultura e non manca il denaro questo fenomeno sia meno diffuso. Ma non è così".
Secondo le denunce si rileva una diminuzione di casi di femminicidio, "non cambiano, invece - spiega la funzionaria - i dati relativi al reato di maltrattamenti. Quest'ultimo è molto pericoloso perché può sfociare in tragedia". L'iniziativa di oggi ha voluto appunto spiegare ai circa 200 ragazzi, intervenuti, tra i 13 e i 15 anni, "a capire, sapere come comportarsi se si è vittima di maltrattamenti o atti persecutori, ma anche a denunciare se si è a conoscenza di un fatto".
I ragazzi hanno dunque seguito con interesse lo spettacolo teatrale della Compagnia TeatroinMovimento contro la violenza sulle donne per poi partecipare ad un dibattito sul tema avanzando domande agli esperti su come difendersi dalla violenza sui social, a chi rivolgersi, quali sono le responsabilità di chi fa violenza, capire come muoversi quando ci si trova a vivere un caso di maltrattamenti di genere, in cui la parità tra uomo e donna viene travolta.
"Il fenomeno del femminicidio è articolato e subdolo - ha aggiunto Mariacarla Bocchino - Dietro ci sono fattori educativi sbagliati, dinamiche nella coppia e nella convivenza tra uomo e donna che degenerano. Le vittime di femminicidio in questi due ultimi anni sono state soprattutto donne italiane. Gli autori dei reati sono stati uomini italiani e gli omicidi sono maturati nell'ambito di una relazione familiare affettiva. Gli atti persecutori spesso non vengono denunciati. Il problema è che questi possono degenerare ed è molto difficile intercettarli. La scuola deve essere il primo punto di riferimento. Chi subisce maltrattamenti o sa di una ragazza picchiata e minacciata dal fidanzato o da un padre troppo geloso lo racconti a qualcuno. E' bene che qualcuno sappia, un Prof, la Preside. La privacy sarà rispettata e in questo modo forse si sarà salvata una vita. Poi ci sono i servizi sociali, gli uffici per i minori della Polizia".
L'iniziativa di oggi si è conclusa con un messaggio video molto significativo di Valentina Pitzalis, la giovane di Carbonia a cui il marito dette fuoco nel 2011. La donna, che è rimasta sfigurata, ha perso il braccio sinistro e periodicamente finisce sotto i ferri per migliorare la presa della mano destra martoriata dal fuoco, ha ricordato il suo impegno contro il femminicidio. Ora gira per le scuole d'Italia raccontando la sua esperienza perchè il suo viso sia un avvertimento per le ragazze ma faccia capire anche ai ragazzi l'importanza del rispetto dell'altro.
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