Alla fine dell'estate primo scivolone di Roberto Di Legami, il capo della polizia postale che oggi Gabrielli ha destinato ad altro incarico. Una sua circolare con cui si regolamentava l'uso dei social da parte degli agenti, a seguito di un episodio che aveva coinvolto un dirigente della Polizia di Bologna, non era piaciuta a Ilaria Cucchi, sorella di Stefano. La donna si era riconosciuta in un passaggio in cui il capo della Polizia Postale parlava di "opinionisti in cerca di visibilità". Tutto nasceva da un tweet del dirigente bolognese che ironizzando sulle accuse di violenza rivolte alla Polizia aveva scritto "ho catturato un Pokemon non sarà reato di tortura?". La frase aveva suscitato polemiche e Di Legami aveva deciso di dettare regole precise sull'uso dei social da parte del personale della Polizia, ma alcune frasi nella circolare e in particolare quella sugli "opinionisti in cerca di visibilità" non erano piaciute a Ilaria Cucchi che aveva scritto una lettera aperta al capo della Polizia, Franco Gabrielli. "Ritengo senza tema di smentita che nessuno abbia mai utilizzato in Italia nei contenuti di una circolare su carta intestata del Ministero dell'Interno toni di questa portata - scriveva Ilaria Cucchi a Gabrielli - con espressioni offensive cosi' dirompenti, inopportuni, faziosi e incontestabilmente dirette a colpire una singola cittadina. Vorrei che ne prendesse atto". Gabrielli in risposta alla lettera di Ilaria Cucchi la ricevette, dopo pochi giorni, al Viminale.
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