Il Governo e il Coni si facciano carico di una reale tutela delle atlete madri: è quanto chiede Assist, associazione nazionale atlete, in occasione dell'8 marzo, con la campagna "Atlete PER il diritto alla maternità".
Per la prima volta, alcune atlete, singolarmente o in gruppo, si sono fatte fotografare con un pallone sotto la maglia da allenamento o da gioco, simulando di essere incinte. A questa 'simulazione' è stato aggiunto il claim "Atlete e maternità. Diritti? GAME OVER" e gli hashtag #8marzo e #dirittidelleatlete.
Hanno finora aderito quattro squadre di Basket A1, tre di Volley A1, la Montesilvano Calcio a 5 (campionesse d'Italia), la Chieti di Calcio a 11 (serie A), la Orizzonte Catania serie A di pallanuoto (squadra dell'olimpionica Tania Di Mario. Le atlete in Italia sono tutte considerate formalmente e giuridicamente "dilettanti" e quindi non accedono alla legge sul professionismo sportivo (legge 91 del 1981), che potrebbe tutelarle come lavoratrici. Una delle conseguenze più pesanti di questo status di "dilettanti" ricade sui diritti di chi, durante la sua carriera sportiva, si ritrova ad avere un figlio. A oggi, le necessità di una atleta sono di fatto accolte esclusivamente dai club di appartenenza, per quelle più fortunate; nella maggioranza dei casi, il rapporto di lavoro si interrompe semplicemente, senza alcun diritto acquisito.
Assist chiede quindi che sia istituito un Fondo nazionale per tutelare i diritti delle atlete che diventano mamme. "E' un problema - spiegano - per il quale ci battiamo da ben 19 anni con piccolissimi e insufficienti passi in avanti da parte del Coni che ad oggi, di fatto, tutela solo le Atlete Azzurre facenti parte delle Nazionali e solo negli sport individuali. Oggi, con questa campagna, storica, sono simbolicamente tutte le atlete e di tutte le discipline sportive a chiedere che la fiscalità generale tuteli la maternità di donne che danno prestigio allo sport e che di questa passione fanno un lavoro".
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