Cronaca

Droga, alcol, omertà: 'bulletti' di una provincia violenta

Mario e Paolo temuti ad Alatri. 'Faide' per controllo territorio

Redazione Ansa

Nei bar non si parla d'altro. La morte di un ragazzo di 20 anni, ucciso di botte da un gruppo di "bulletti strafatti di droga" è una ferita profonda nel cuore di Alatri. Un paesone di 30 mila abitanti dove sembra essersi ridestata l'antica rivalità con Tecchiena, frazione distante un paio di semafori ma considerata da sempre "zona nemica". Da lì arrivava Emanuele Morganti, il 20enne morto dopo due giorni di agonia per le lesioni riportate durante il pestaggio. E potrebbe essere stato proprio il sentimento di rivalsa "per il controllo del territorio", esasperato da un mix di alcol e cocaina, il movente che ha scatenato la furia omicida degli aggressori, come ha confermato il procuratore capo di Frosinone, Giuseppe De Falco, in un'affollatissima conferenza stampa durante la quale non ha mancato occasione per rimarcare la "reticenza" da parte di chi ha assistito al pestaggio.

"Chi sa parli", l'invito di investigatori ed inquirenti. Due degli aggressori ora sono a Regina Coeli con la pesante accusa di omicidio volontario aggravato dai futili motivi. I fratellastri Mario Castagnacci e Paolo Palmisani. Il primo, 27 anni, con un passato da cuoco in un elegantissimo ristorante sul litorale pontino, ma anche con precedenti per droga, ed il secondo, 20 anni, saltuariamente muratore e "svogliato", da quanto racconta chi lo conosce. Due "attaccabrighe", "svelti di mano" e temuti da tutti; da qui l'omertà. E su tutto i possibili effetti devastanti di un abuso di droga e alcol per combattere la noia, per sentirsi i re della piazza di Alatri e uccidere a mani nude un ragazzino "innocente e perbene" come Emanuele. La piazza del paese è deserta, mentre nel dedalo di vicoletti del centro storico il sole stenta a farsi strada fino all'uscio del locale dove è stato massacrato Emanuele. I fiori poggiati per terra ricordano il 20enne, mentre il paese si raccoglie in un silenzio surreale, a rimarcare la giornata di lutto. Basta un giro in strada, tra negozi e bar, però, per farsi un'idea del sentimento che pervade chi ad Alatri ci vive da sempre.

"Abbiamo voglia di farci giustizia da soli, altro che forze dell'ordine", dicono. "Neanche i camorristi fanno cose del genere - sottolinea un ragazzo -. Si fanno un paio di 'tirate' e si sentono Superman, quando invece sono solo degli esseri insignificanti". Ieri il papà di uno dei due fermati è stato aggredito verbalmente nella piazza del paese, mentre i genitori di Palmisani hanno deciso di lasciare la città "in seguito alle continue minacce". Un'auto dei parenti dei fermati è stata data alle fiamme. Il clima è molto teso. "Una cosa è certa - sottolinea un avventore del bar mentre sorseggia il caffè - ora è meglio che certa gente non si faccia vedere in giro".

Leggi l'articolo completo su ANSA.it