Dalla tragedia di un corpo di un bambino sepolto nel fango, dopo ''quello spettacolo della disorganizzazione'', è nato il ministero della Protezione Civile italiana. A raccontare gli aneddoti dolorosi dopo la morte Alfredino Rampi, il bimbo di sei anni morto 36 anni fa a Vermicino dopo essere scivolato in un pozzo artesiano, è stata nel 2011 - in un'intervista all'ANSA - la mamma Franca.
Franca Rampi, premiata nel 2011 con una medaglia d'oro da Napolitano per il suo impegno con il Centro Rampi, ricordò gli attimi seguenti la morte del figlio: ''Quando fu decretata la morte di Alfredino l'allora presidente Pertini mi parlò in un'auto blu che era lontana dalla folla. In uno sfogo gli raccontai tutti gli errori che erano stati fatti durante i tentativi di soccorso di mio figlio. Lui annuì e ne rimase colpito. E dopo due mesi Pertini mi chiamo' al telefono, dicendomi: 'dopo quello che e' successo, e dopo la conversazione con lei, ho deciso di istituire un ministero della Protezione Civile''.
Per Franca Rampi in quei tre giorni di agonia di Alfredino "fu spettacolarizzata l'impreparazione del Paese e la sua disorganizzazione nei soccorsi".
"I soccorritori - spiegò - hanno fatto del loro meglio, ma furono commessi diversi errori. Il primo fu quello commesso dai vigili del fuoco di Frascati, che calarono una tavoletta spessa due centimetri e che all'altezza di dieci metri dalla superficie si blocco'. Non fu piu' possibile rimuoverla, ormai era un tappo".
La Rampi precisò che ''il secondo errore fu quello di realizzare un pozzo parallelo senza l'analisi di un geologo: l'intervento generò un allagamento all'interno del pozzo dove era finito Alfredino, fango e smottamenti, che lo fecero sprofondare a 60 metri''. Un altro errore fu quello di ''non accettare e sottovalutare l'aiuto degli speleologi. Servivano geologi e speleologi, non ingegneri. Inoltre tutta quella folla di persone sulla superficie attorno al pozzo faceva cadere terra dall'interno della cavità".
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