(di Massimo Lomonaco)
TEL AVIV Benyamin Netanyahu troverà Theresa May ma non il leader del labour Jeremy Corbyn quando il 2 novembre celebrerà a Londra il Centenario della Dichiarazione Balfour che nel 1917 promise al movimento sionista "un focolare nazionale ebraico" in Palestina. Corbyn, secondo la stampa inglese, ha fatto sapere che invierà alla cerimonia il ministro degli Esteri ombra Emily Thornberry. Se in Israele la mossa del leader laburista - di cui è nota la posizione sul conflitto israelo/palestinese - per ora non ha destato particolare interesse, a reagire è stato invece l'ambasciatore dello stato ebraico a Londra Mark Regev. "Chi chiede le scuse per la Dichiarazione Balfour - ha scritto su twitter - nega il diritto del nostro popolo alla sovranità e si palesa come estremista". Il richiamo è con tutta probabilità ai palestinesi che da tempo hanno chiesto alla Gran Bretagna le "scuse" per l'atto ma senza essere accontentati. Theresa May, in un recente intervento, ha rivendicato invece l'atto politico dell'allora ministro degli Esteri Arthur Balfour e ha lasciato cadere la richiesta di Ramallah. Una posizione che ha fatto infuriare ancora di più i palestinesi: il ministro degli Esteri Ryad al Malki, pochi giorni fa, ha preannunciato la minaccia di portare l'Inghilterra nei Tribunali internazionali. Del resto lo stesso presidente palestinese Abu Mazen nel suo intervento all'Assemblea generale dell'Onu, lo scorso settembre, ha bollato la Dichiarazione come "una storica ingiustizia" chiedendo alla Gran Bretagna compensazioni e correzioni. "Se è vero che Israele non sarebbe nato senza gli insediamenti, il sacrificio e la volontà di battersi per esso, la spinta internazionale - ha sottolineato oggi Netanyahu annunciando la sua partenza per Londra giovedì prossimo - fu senza dubbio la Dichiarazione Balfour". E non è un caso che prima di partire, il premier vedrà domani il suo omologo australiano Malcolm Turnbull e il governatore generale della Nuova Zelanda per commemorare insieme la Battaglia di Beer Sheva, nel sud di Israele, con la quale il 31 ottobre del 1917 i soldati alleati sconfissero i turchi in uno scontro decisivo che permise al generale Edmund Allenby di conquistare Gerusalemme.
Due giorni dopo Balfour rendeva nota la sua Dichiarazione al movimento sionista: impegno che - come riportano gli storici - fu fatto proprio dall'Italia, insieme alla Francia, agli Usa e altre nazioni, il 3 maggio 1918 con una lettera dell'allora ambasciatore italiano a Londra Guglielmo Imperiali al dirigente sionista Nahum Sokolov.
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