La storia criminale di 'Igor il russo' è un'escalation che racconta di un rapinatore sgangherato e bizzarro divenuto killer spietato, multiplo nelle identità e multiforme nei comportamenti. Ma anche di un detenuto modello col passato misterioso e che vantava una militanza nell'Armata rossa, leggenda priva di fondamento ma capace di accompagnarlo per parte dei suoi mesi di fuga, mentre veniva descritto prima come un ninja delle paludi, poi come un fantasma inseguito invano da centinaia di uomini tra due province e infine come un latitante inafferrabile all'estero, dove in effetti aveva trovato rifugio.
Libero, riprese le rapine nella zona di Argenta, nel Ferrarese, tra canali e boscaglia che conosceva: casco in testa e ascia in mano. Arrestato di nuovo, fu condannato a cinque anni e quattro mesi, ma per buona condotta uscì dal carcere di Ferrara nel maggio 2015. Le relazioni su di lui erano perfette e la liberazione anticipata era impossibile da negare. Buoni rapporti con tutti, partecipava ai corsi di serigrafia digitale e di yoga, al catechismo e al coro. "Non ha mai sgarrato - ha detto di lui don Antonio Bentivoglio, cappellano della struttura penitenziaria - ha sempre seguito il regolamento carcerario. Lo chiamavo per fare le pulizie della chiesa, era bravo in cucina".
Ma di sè, tendenzialmente, Igor non parla. Oppure inventa: racconta che fuori dal carcere in tanti sono pronti a dargli un lavoro, mentre ad altri dice di avere un passato come fante nell'esercito russo, di cui sarebbe stato disertore. Tutto falso. E' cresciuto in Serbia e non risulta abbia fatto il militare ed è scappato perché nel suo Paese lo cercavano per rapine e violenze. Appena esce, ricomincia a fare quello che faceva prima: delinquere. Con alcuni compagni mette in piedi una banda, quella che rapì e uccise nel settembre 2015 il pensionato Pier Luigi Tartari, ad Aguscello di Ferrara, fatto di sangue a cui Igor- Norbert, però, non partecipò. A suo carico viene comunque emesso un mandato di arresto per tre brutte rapine ed è quello il provvedimento con cui lo si inizia a cercare quando emergono i primi sospetti su di lui per l'omicidio del barista Davide Fabbri, a Budrio. Ma mentre per le rapine era irreperibile, sui social andava a mille. Facebook ha tutt'ora un profilo a nome Ezechiele Norberto Feher, 'libero professionista', dove si possono vedere le sue foto in giacca e cravatta in giro per Ferrara, oppure con personaggi travestiti dai 'cosplay' dei fumetti, oppure a Valencia, proprio in Spagna, terra che evidentemente frequentava già. Le sue tracce riemersero nella notte tra il 29 e il 30 marzo, quando una guardia giurata fu rapinata da un uomo armato di fucile da caccia della sua Smith&Wesson calibro 9 argentata.
La stessa arma usata poi per uccidere, il primo e l'8 aprile, prima di sparire.
Igor, da rapinatore maldestro a killer spietato
L'inafferrabile dai tanti alias che ha seminato il terrore