Malta ha deciso di impedire l'uso dei suoi porti alle navi delle ong. Lo si legge in una nota del governo de La Valletta. "In seguito ai recenti eventi" dopo il caso Lifeline, Malta "deve accertarsi che le operazioni" di queste navi "siano conformi alle norme nazionali e internazionali": La Valletta "non può consentire a entità con strutture simili a quelle oggetto di indagini di usare il porto per le loro operazioni, né di entrare o uscire". Resta così bloccata anche la nave della Seawatch che, a quanto risulta all'ANSA, è sottoposta a controlli della documentazione.
Finisce poco prima delle 20 di mercoledì 27 giugno l'odissea della Lifeline, rimasta per otto giorni in mare aperto. Gli ultimi due a 25 miglia dalla costa maltese, con mare forza 5 e vento a 40 nodi. Il via libera all'attracco è arrivato nelle prime ore del pomeriggio. Scortata da una nave della marina militare, la carretta dei disperati ha fatto rotta verso la Valletta a 3 nodi, praticamente a passo d'uomo, ed ha impiegato oltre sei ore per raggiungere l'ingresso del porto, un'altra mezz'ora per completare l'ormeggio al molo 'Boilers Wharf' di Senglea.
"Dispiacciono le parole di Salvini: le accuse che ci ha rivolto ci hanno scioccato", ha detto una portavoce di Lifeline in conferenza stampa a Berlino. "L'Italia è stata lasciata molto sola in questi anni nell'emergenza immigrazione - ha aggiunto -. Ed è chiaro che non possa affrontare da sola il peso dell'emergenza". "La Germania ha la responsabilità originaria di aver trascurato il problema", ha spiegato. "Il comportamento del governo tedesco è scandaloso, anche perché la Germania è fortemente responsabile del fatto che l'Italia sia stata lasciata sola - ha detto la portavoce di Lifeline, Marie Naass, rispondendo all'ANSA a una domanda sul comportamento dell'esecutivo tedesco -. Non è possibile da un lato bloccare la soluzione europea, come ad esempio sul sistema di Dublino, e dall'altro venire meno alla cooperazione e rifiutare la solidarietà".
La nave blu ha poi issato la bandiera gialla, quella dell'emergenza medica, che diventa anche il simbolo della resa. E mentre il sole tramonta e dalla capitale della Cultura arrivano le note di un party, la Lifeline va incontro al suo destino. Sul molo l'attendono medici in tuta bianca, decine di poliziotti, ambulanze, sei pullman della polizia ed uno sparuto gruppo di 'Patrioti maltesi' che issa lo striscione 'Stop human trafficking'. Le operazioni si concludono poco dopo le 21. Lo stallo si era sbloccato all'ora di pranzo, quando il premier Joseph Muscat ha annunciato l'accordo ad hoc tra otto paesi per distribuirsi i 234 migranti raccolti la settimana scorsa al largo della Libia. Francia e Italia hanno detto sì, assieme a Portogallo, Irlanda, Lussemburgo, Belgio e Olanda. La Germania no, anche se è verosimile che la 'carriera' della Lifeline sia finita qui.
All'arrivo in porto, il capitano Carl Peter Reisch ed i nove membri dell'equipaggio sono stati interrogati mentre il capitano potrebbe essere fermato su ordine della magistratura maltese che, come annunciato da Muscat, ha aperto un'indagine per disobbedienza agli ordini della Guardia Costiera italiana. A bordo della nave, si è appreso in serata, c'era anche un giovane fotografo freelance italiano: Danilo Campailla, 30 anni, originario di Vittoria, in provincia di Ragusa.
Il comandante della Guardia Costiera all'ANSA: 'Risponderemo sempre agli sos'.
Il probabile fermo così come il sequestro della nave erano stati anticipati in conferenza stampa dal premier, ma in serata il portavoce della Ong, Axel Steier, arrivato ad attendere l'imbarcazione sul molo della Valletta, ha negato di essere a conoscenza di alcun provvedimento. Ma intanto emerge che tutti i membri dell'equipaggio hanno provveduto a nominare avvocati difensori. E se da una parte Steier non riesce a spiegare compiutamente il controverso punto della registrazione della nave (che secondo Muscat ha solo una licenza da diporto), dall'altra lancia un appello: "Speriamo che gli stati membri dell'Unione europea riescano ad organizzare operazioni di search and rescue che permettano ai privati di non doversi occupare di salvare le vite. Il comandante ha deciso di non tornare in Libia perché molte delle persone a bordo erano fuggite dai campi e dalla torture subite in Libia"
Leggi l'articolo completo su ANSA.it