Acrobatica protesta all'Aquila: il direttore regionale di Confcommercio Celso Cioni si è calato dal balcone di casa con imbracatura e caschetto e sul petto un cartello con scritto "124 imprese terremotate appese ad un filo". Motivo della singolare manifestazione è infatti la questione delle tasse, sospese per 18 mesi dopo il sisma dell'Aquila a imprese e partite Iva, di cui ora si chiede la restituzione con cartelle esattoriali perché considerate aiuti di Stato dalla Commissione europea.
Il dirigente dell'associazione di categoria, con casco e attrezzatura da alpinista, con un verricello si è calato dal terzo piano della sua abitazione per poi esporre il cartello. Ieri sera le prove, "fatte - spiega lo stesso Cioni - con i miei amici Agostino Cittadini, guardia alpina, ed Enrico Bromo e Gianvito Pappalepore, appassionati di montagna. Ho voluto rappresentare simbolicamente questa grave situazione che pende come una spada di Damocle da anni sulla testa di 124 imprenditori chiamati a restituire circa 100 milioni, mora compresa, per non aver commesso nulla di illegale, ma per errore di qualche burocrate europeo che non si rende conto che all'Aquila, oltre al tragico sisma, è successo di tutto: da dieci anni subiamo ogni tipo di catastrofe naturale il che significa che il tessuto economico e sociale meriterebbe un po' di convalescenza per riprendersi".
Cioni, non nuovo a proteste clamorose, fa appello al presidente del Consiglio dei ministri e ai presidenti di Camera e Senato affinché "questa vicenda venga risolta definitivamente, senza altre proroghe". La questione è sul tappeto da anni e le cartelle esattoriali sono state "neutralizzate" con una serie di proroghe da parte dei governi precedenti e dell'attuale: l'ultima scade a fine giugno "e non ci sono provvedimenti, nonostante le promesse del governo giallo verde". Inizialmente, erano circa 350 le imprese e le Partite Iva coinvolte, ora, dopo l'attuazione del 'de minimis' di 200mila euro, cioè l'esclusione degli imprenditori che dovevano pagare fino a 200mila euro, la platea si è ridotta a 124 imprese per pagamenti complessivi pari a 78 milioni di euro che con interessi e sanzioni diventano circa cento.
"Se va a finire male, assisteremo a fallimenti e licenziamenti, non capisco come si trovino miliardi di euro e non si individuino 78 milioni per dare tranquillità a un territorio martoriato che è alla ricerca del rilancio e che potrebbe tornare a crescere con assunzioni e nuovi investimenti senza questa corda appesa al collo. Faccio appello al presidente del Consiglio e ai presidenti delle due Camere per una soluzione definitiva, basta con le proroghe che ripropongono il problema tra sei mesi, un problema ascrivibile a un'euroburofollia". Al momento Cioni sta incontrando il sottosegretario di Stato al ministero degli affari esteri Manlio Di Stefano, oggi all'Aquila per una visita già programmata.
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