Sperimentare per 14 giorni le misure di riapertura parziale che saranno avviate dal 4 maggio per alcuni settori lavorativi, monitorando l'impatto sull'andamento dei contagi e considerando che una riapertura totale porterebbe ad un veloce collasso delle terapie intensive con una stima di 151 mila ricoveri gia' a giugno. Ciò consapevoli del fatto che anche un minimo aumento dell'indice di contagio R0 sopra il valore 1 "avrebbe un impatto notevole sul Sistema sanitario nazionale" e che, dunque, "è evidente che lo spazio di manovra sulle riaperture non è molto".
Per questo, per l'avvio della fase 2, la riapertura delle scuole è esclusa: "riaprire le scuole innescherebbe una nuova e rapida crescita dell'epidemia di COVID-19". Al contrario, si legge nel documento, "nella maggior parte degli scenari di riapertura dei soli settori professionali, in presenza di scuole chiuse, anche qualora la trasmissibilità superi la soglia epidemica, il numero atteso di terapie intensive al picco risulterebbe comunque inferiore alla attuale disponibilità di posti letto a livello nazionale, circa 9mila". In altri termini, riaprendo solo determinate attività professionali, anche nel'eventualità di una ricrescita dei contagi le terapie intensive reggerebbero. In particolare, si legge, gli scenari compatibili con il mantenere l'indice di contagio R0 sotto la soglia 1 sono dunque quelli che considerano la riapertura dei settori Ateco legati a edilizia, manifattura e commercio, e assumendo una efficacia della protezione delle prime vie respiratoria nel ridurre la trasmissione del Covid-19 del 25%. Le stime che emergono dal modello richiedono comunque un "approccio di massima cautela per verificare sul campo il reale impatto". Per questo, tra i suggerimenti della relazione tecnica, anche quello di "considerare magari una riapertura parziale delle attività lavorative, ad esempio al 50%".
Quanto alle mascherine, nel documento si fa riferimento a "incertezze sull'efficacia del loro uso per la popolazione generale" dal momento che su tale aspetto le evidenze scientifiche sono "limitate". Nonostante ciò, sono però considerate una delle "variabili determinanti" per contenere il valore dell'indice di contagio. I modelli previsionali sono stati elaborati dall'Iss, Ministero della Salute, Fondazione Bruno Kessler e Inail e sono "funzionali - ha chiarito l'Iss - a supportare l'individuazione di scenari possibili per le prossime settimane in Italia". Il documento fa parte dei verbali dello stesso Cts e non ha caratteristiche di segretezza.
Coronavirus: Fase 2, 'Riaprendo tutto rischio di 151mila in rianimazione'
Relazione esperti, si apre con un monitoraggio di 14 giorni