Eleonora indossava l'abito da sposa della mamma, Daniele la sua divisa da arbitro. I loro feretri sono stati salutati separatamente, lui a Lecce accompagnato dai tre fischi di fine partita a conclusione del funerale, e lei nel suo paese, Seclì, seguita da un lungo applauso, rose gialle e palloncini bianchi lasciati liberi verso il cielo.
Sono stati loro a fischiare tre volte all'uscita del feretro. Erano presenti anche rappresentati dell'associazione arbitri guidati dal presidente Marcello Nicchi. "Per noi è una grande tragedia - ha detto Nicchi - che va ad aggiungersi a tante altre che abbiamo vissuto, e che colpisce il valore principale della nostra associazione, quello della legalità. Siamo vicino alla famiglia e alla sezione di Lecce. Daniele era un esempio. Ad un ragazzo così non si poteva che voler bene". Nel pomeriggio, invece, all'aperto nella piazza di Seclì è stato dato l'ultimo saluto ad Eleonora Manta. "Non te ne puoi andare come una storia di cronaca nera , come un volto sul giornale Elly - ha detto ricordandola una compagna di studi, Marica -. Ti ricordo bella, solare e pura. Volevi diventare magistrato. Ricordo il tuo amore per il diritto e la giustizia . Da quando avevi conosciuto Daniele, l'amore ti aveva reso più bella. Eravate fatti l'uno per l'altra. L'amore che sopravvive alla cattiveria umana". Poi la ragazza ha abbracciato a lungo la mamma di Eleonora, mentre un lungo applauso accompagnava il feretro. Sul dolore e la commozione che ha pervaso le due cerimonie aleggiava l'ombra dell'uomo che con ferocia ha massacrato a coltellate i due giovani. Le indagini continuano nel più stretto riserbo alla ricerca delle sue tracce. Si cerca ancora tra i racconti dei testimoni, le poche immagini che avrebbero immortalato l'assassino e le tracce da lui lasciate durante la fuga. La svolta, che sembrava vicina, ancora non c'è e la verità ancora una speranza.
Leggi l'articolo completo su ANSA.it