E' in arrivo una nuova stretta. Ma Mario Draghi e i suoi ministri scelgono di attendere i dati del monitoraggio settimanale prima di decidere quali misure in concreto adottare. Il Cts suggerisce il rafforzamento delle restrizioni nelle zone gialle, il passaggio automatico in zona rossa con un'incidenza a 7 giorni di 250 casi ogni 100mila abitanti, chiusure nei fine settimana.
Su questo però le divisioni non sono solo nel governo. Con il presidente della Liguria Giovanni Toti che è sulle stesse posizioni di Matteo Salvini. "Fare misure uguali per tutto il paese non è la scelta giusta". E con quello dell'Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini che invece, dopo aver chiesto qualche settimana fa di aprire i ristoranti la sera, ora sottolinea che il governo "fa bene a pensare a come dare una stretta robusta per qualche settimana" ed è "sufficiente" la chiusura nei weekend.
Favorevoli alle restrizioni anche il presidente della Campania Vincenzo De Luca e quello dell'Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro, che anzi anticipano le mosse del governo.
Il primo chiudendo con un'ordinanza valida fino al 21 marzo tutti i lungomare, le piazze e i parchi pubblici nella regione; nello stesso periodo stop a fiere e mercati, compresi quelli rionali o settimanali anche per i generi alimentari. Si raccomanda alla popolazione "di evitare assembramenti e ai datori di lavoro pubblici e privati il ricorso alle percentuali più alte possibili di modalità di lavoro agile".
Il secondo decretando, primo sindaco di una grande città in Italia, il divieto di asporto e chiusura dei distributori automatici di cibi e bevande dalle ore 18 e sospensione delle attività di vendita al dettaglio dalle 19.
Al di là delle divisioni politiche, quel che è certo è che la situazione è di nuovo molto difficile. Quasi tutti i sistemi sanitari regionali sono in sofferenza: in Piemonte sono stati sospesi tutti i ricoveri non Covid e l'Ordine dei Medici di Torino chiede di istituire "immediatamente" la zona rossa nella regione; in Molise l'occupazione delle terapie intensive è arrivata al 67%, più del doppio della soglia critica; in Veneto il direttore della Sanità Luciano Flor dice chiaramente che si sta pensando alla "sospensione di alcuni servizi sanitari" e a Bologna i ricoveri hanno superato di gran lunga quelli della prima ondata, con 200 persone in terapia intensiva e subintensiva, "il doppio di novembre".
In Puglia, con "decorrenza immediata" e sino al 6 aprile "è vietato lo stazionamento all'aperto, presso gli spazi antistanti gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, le piazze, le pubbliche vie, i lungomare e i belvedere, se non si è in solitudine o non si è in compagnia di persone che fanno parte del proprio nucleo familiare o convivente, se non per usufruire di servizi essenziali": è quanto stabilisce la nuova ordinanza firmata dal presidente della Regione Emiliano. Inoltre, nelle province di Bari e Taranto, da venerdì 12 marzo e sino al 6 aprile sono sospese le attività dei servizi educativi dell'infanzia e le attività scolastiche e didattiche delle scuole di ogni ordine e grado si svolgeranno esclusivamente con modalità a distanza.
In Toscana, i dati sono "sostanzialmente da zona arancione" ma "al limite". Sui rischi interviene anche il sindaco di Firenze Dario Nardella che per il capoluogo toscano spiega che "non sarà facile resistere" alla zona rossa.
Cinque nuove "zone rosse" in Sicilia per il rischio covid scatteranno da venerdì prossimo per 15 giorni. Le nuove restrizioni riguardano i comuni di Altavilla Milicia e San Mauro Castelverde, nel Palermitano; Montedoro, in provincia di Caltanissetta; Portopaolo di Capo Passero, nel Siracusano; Raffadali in provincia Agrigento. Lo prevede la nuova ordinanza del presidente della Regione Nello Musumeci.