Era vicino alla fine della carriera, cominciata molto presto, Walter Biot, il capitano di fregata della Marina militare sotto processo per spionaggio.
Il suo ultimo incarico è stato al terzo reparto dello Stato maggiore della Difesa, ufficio Politica militare e pianificazione. Un settore delicato, ai più alti livelli dello strumento militare. Lo staff di quell'ufficio, infatti, concorre a formare le direttive politiche in tema di sicurezza e difesa e poi le traduce in direttive tecnico-militari. Non solo, tra gli altri compiti ha anche quello di gestire le relazioni internazionali riconducibili al capo di Stato maggiore della Difesa e di elaborare le linee d'azione in materia di distensione e disarmo, oltre a fornire consulenza nelle trattative internazionali di interesse militare.
Insomma, tanti dossier scottanti. Biot, 58 anni, aveva intrapreso da ragazzo la carriera militare in Marina ed era diventato sottufficiale. Poi, con un concorso interno, il passaggio tra gli ufficiali. Proprio da ufficiale del 'ruolo speciale' si è qualificato "guida caccia": in gergo tecnico, quei militari addetti alle operazioni aeree nelle loro varie forme, dalla gestione radar al controllo e alla guida, appunto, dei caccia intercettori. Per molti anni - proprio in seguito a questa sua specializzazione - è stato imbarcato, prima su cacciatorpedinieri poi sulla portaerei Garibaldi.
Quindi intorno al 2008 è passato allo Stato maggiore della Marina militare, presso l'ufficio stampa. Dal dicembre 2010 all'agosto 2015 ha lavorato nella sezione internazionale della Pubblica informazione del ministero della Difesa, periodo durante il quale al dicastero si sono alternati diversi ministri. Successivamente il passaggio allo Stato maggiore della Difesa, dove è approdato all'ufficio Politica militare. Sposato, Biot risiede a Pomezia, vicino a Roma, e ha quattro figli.
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