Nel vasto campo dell'istruzione la 'missione' fissata dal Recovery Plan destinata a fare più rumore è forse quella collocata al termine del ciclo lungo di studi: la laurea varrà come esame di Stato per l'accesso alle professioni, "velocizzando l'accesso al mondo del lavoro", si legge nella bozza del Piano italiano. In generale alla scuola e alla formazione delle nuove generazioni - protagoniste fin dal nome del programma, Next Generazion Eu -, e alla ricerca universitaria saranno destinati quasi 32 miliardi, il 18% del totale per il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Si parte dagli asili con l'obiettivo di aumentare l'offerta di 228 mila posti, di cui "152 mila per i bambini 0-3 anni e circa 76 mila per la fascia 3-6 anni". Un intervento essenziale, specie al Sud dove le possibilità di affidare i figli piccoli mentre si lavora sono minori che nel resto d'Italia. E poi la "costruzione o la ristrutturazione degli spazi delle mense per un totale di circa mille" scuole per spingere il tempo pieno, altro sostegno alle famiglie. Gli investimenti sono contenuti nella 'missione' alla componente "aumento dell'offerta di servizi", che ha a disposizione complessivamente 19,88 miliardi. Tra le voci anche la costruzione o l'adeguamento strutturale di "circa 900 edifici da destinare a palestre o strutture sportive", anche per contrastare la dispersione scolastica, altro fenomeno che riguarda soprattutto il Sud e peggiorato con la didattica a distanza (dad). Il costo stimato è di 700 milioni, con focus su "primo ciclo di istruzione e comunità locali". La durata del progetto è stimata in 5 anni (fino al 2026). Per l'istruzione si pensa a potenziare gli istituti tecnici, ma soprattutto a una Scuola di alta formazione per dirigenti, docenti e amministrativi, "obbligatoria", specifica la bozza, "che svolgerà funzioni di indirizzo e coordinamento dell'attività formativa per tutto il personale". Un percorso che sarà collegato agli avanzamenti di carriera. Tra le prime analisi della 'missione istruzione' quella del Forum Disuguaglianze e Diversità (Fdd), che individua possibili problemi nel settore asili e chiede di concentrare la maggior parte del finanziamento di 3,6 miliardi per l'espansione di quelli nido pubblici. "Anche riducendo il target di copertura - afferma il documento del Forum -, ma mantenendo lo stesso obiettivo per ciascuna regione"
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