Saracinesche abbassate stamattina in 1.300 centri commerciali di tutta Italia per protestare contro le chiusure del weekend. Una serrata simbolica, di pochi minuti, che ha interessato 30 mila negozi e supermercati. "Chiudiamo perché vogliamo riaprire. Il tempo è scaduto, le misure vanno revocate. Lo chiediamo a nome degli 800mila lavoratori che sono la forza dei centri commerciali", spiegano esercenti che aderiscono all'iniziativa promossa da ANCD-Conad, Confcommercio, Confesercenti, Confimprese, CNCC-Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali.
Dall'inizio della pandemia i centri commerciali e gli outlet hanno registrato "oltre 40 miliardi di perdite, 8 miliardi di entrate in meno nelle casse dell'erario". Lo stima Alberto Frausin, presidente di Federdistribuzione, che oggi, insieme alle altre associazioni di categoria, ha incontrato esponenti politici per sensibilizzare il governo a riaprire nel weekend centri commerciali, parchi commercial e outlet. "Il nostro settore, che incide per l'8% del pil a livello nazionale, è l'unico settore senza data di riapertura", spiega Frausin e "ogni weekend di chiusura sono 150 milioni di mancati incassi per lo Stato".
"Siamo costernati, perché dall'inizio della pandemia noi abbiamo messo in campo tutte le attività possibili dal punto di vista della sicurezza sanitaria per i dipendenti e per i clienti - commenta il direttore del centro commerciale Le Gru, Davide Rossi - Continuiamo a investire centinaia di migliaia di euro e non riusciamo a capire come mai non venga riconosciuto questo nostro impegno costante, mentre per le attività a bordo strada il tenore è differente. Non riusciamo a spiegarci il perché del perdurare di questi divieti".