(ANSA) - ANCONA, 24 MAG - "Mio figlio nella calca della
Lanterna Azzurra, perse i sensi e poi venne tirato fuori da
persone che erano lì e si riprese: non riusciva a respirare,
pensava di morire". In aula ad Ancona per l'udienza preliminare
del procedimento 'bis' (19 imputati) per la strage della
discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo avvenuta l'8 dicembre
2018, anche l'avv.
Il legale, che rappresenta oltre al figlio, altri tre ragazzi
parti civili in giudizio, ha ancora davanti agli occhi le scene
che si trovò di fronte arrivando in piena notte alla discoteca.
"Fu mio figlio a chiamarmi - racconta all'ANSA a margine
dell'udienza - e a chiedermi di andare, diceva di essere caduto
in un 'buco' e che c'erano stati morti. Non ci credevo - ammette
Diamantini -, pensavo a una rissa...". Solo dopo essere arrivato
sul posto, si rese conto della tragedia: "non riuscì neanche ad
arrivare vicino alla discoteca - prosegue - c'erano ambulanze,
gente che correva, mio figlio con i segni evidenti di asfissia e
qualche escoriazione. E' stato fortunato, probabilmente anche
perché abbastanza robusto...". Dopo il fuggi fuggi il 16enne,
che era insieme alla fidanzata e ad altri amici, si trovava
sulla rampa, al momento del cedimento di una ringhiera: cadde
nella seconda 'ondata', altri finirono sopra di lui e perse i
sensi; venne tirato fuori e si riprese. Per due giorni rimase
ricoverato all'ospedale di Senigallia.
"E' giusto che chi ha provocato questo venga condannato -
conclude l'avv. Diamantini -, a prescindere dal risarcimento che
non prenderemo. Giusto che chi ha sbagliato paghi". (ANSA).
Strage discoteca: legale-padre ferito, 'è stato fortunato'
Strage Corinaldo. Avv. Diamantini, figlio chiamò 'ci sono morti'