"È impressionante come i temi che abbiamo indicato allora siano all'ordine del giorno con una urgenza enorme e molto più forte. È impressionante vedere quanto avevamo ragione e quanto avevamo compreso i rischi che correva il pianeta. Ed è impressionante vedere come le cose che volevamo modificare si siano rivelate quelle che hanno prodotto i maggiori danni". Lo dice all'ANSA Vittorio Agnoletto, che fu portavoce del Genoa Social Forum al G8 di Genova nel 2001.
"Torniamo a Genova per dire 'voi siete la malattia e noi la cura' - spiega - e per costruire una grande rete delle reti, un'alleanza tra movimenti. Perchè non abbiamo più tempo. A chi ci criticava chiedo di lavorare insieme per modificare questo modello di sviluppo".
"C'è una coincidenza che fa venire la pelle d'oca - dice Agnoletto -. Allora coordinavo azioni in appoggio al governo del Sudafrica che chiedeva la sospensione dei brevetti sui farmaci contro l'Aids. Contro c'erano 39 multinazionali, l'organizzazione mondiale per il commercio e la Ue che si rifiutarono e proprio a Genova annunciarono un fondo contro Aids, Tbc e malaria. Quindi no ai diritti, si agli interessi di Big Pharma e un po' di carità. Venti anni dopo mi trovo a coordinare la campagna 'nessun profitto sulla pandemia' per il diritto alle cure a sostegno, guardi un po', della proposta del Sudafrica e dell'India. E abbiamo contro Big Pharma e Commissione europea. E per un'altra incredibile coincidenza tra il 20 e il 26 luglio si riunirà il consiglio mondiale del commercio dove la Ue dirà no alla sospensione dei brevetti. Ma oggi abbiamo 7 miliardi di persone coinvolte nella pandemia e non possiamo lottare contro le varianti che si sviluppano dove non ci sono i vaccini".
Il G8 di Genova predisse le crisi economiche del 2007 e 2008 e dalle Filippine mise in guardia contro gli tsunami che poi colpirono l'Asia, ricorda Agnoletto. Lanciò l'allarme sul dramma dei migranti e il Mediterraneo diventò un cimitero collettivo: "La limitazione delle risorse era uno dei temi centrali ma non ci hanno ascoltato e l'umanità ha pagato un prezzo altissimo" dice. La pandemia è "il frutto di questo modello che con la deforestazione e gli allevamenti intensivi ha abbattuto le barriere tra le specie aprendo al salto dell'agente infettivo fino agli umani".
Qualche cosa di positivo c'è: "Oggi assistiamo al sentire comune di miliardi di persone, ma stiamo attenti perchè il potere usa le nostre parole e i nostri concetti per poi giustificare progetti che vanno in tutt'altra direzione". Sul fronte politico è cambiato molto. "In Europa abbiamo i populismi e i nazionalismi, sviluppati anche grazie al centrosinistra che voltò la faccia al Movimento e sposò la globalizzazione neo liberista, col credo che il mercato avrebbe pensato a regolare la giustizia sociale e le dinamiche sociali. Dove le forze progressiste hanno aperto al Movimento i nazionalismi invece non vincono, come in America Latina, dove hanno aperto un dibattito, pensiamo a Lula, ed hanno avuto un decennio di vittorie con grandi trasformazioni sociali e, nonostante le critiche che si possono fare a Ecuador, Bolivia e Brasile, hanno tirato fuori dalla miseria di milioni di persone".
Agnoletto non dimentica il fronte giudiziario e la ferita ancora aperta: "C'è tanto da fare guardando a quanto accaduto a Capua Vetere. Non si può parlare di mele marce visto il numero di persone di vertice coinvolte. Il problema è il comportamento del Dap. A Bolzaneto 2 infermieri penitenziari decisero di denunciare le violenze e vennero messi ai margini". A Palazzo Ducale, con Lorenzo Guadagnucci, giornalista, tra le vittime della Diaz, Agnoletto presenterà (19 luglio) la seconda edizione del libro 'L'eclisse della democrazia' (Feltrinelli), con 130 nuove pagine sui temi dell'agenda mondiale.
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