(ANSA) - BRESCIA, 18 GEN - "Non vi è nel vigente sistema un
insuperabile argine normativo che imponga alla Corte di
appiattirsi sull'equazione "uxoricidio/ergastolo", né potrebbe
esservi, alla luce dei principi di proporzionalità e di
offensività su cui trova fondamento il potere discrezionale del
giudice nella determinazione della pena". Lo scrive il
presidente della Corte d'assise di Brescia Roberto Spanò nelle
motivazioni della sentenza di condanna a 24 anni di carcere per
Gianluca Lupi, il 43enne che l'otto maggio 2020 uccise a
coltellate a Milzano, nel Bresciano, la ex compagna e madre di
tre figli, Szuzsanna Mailat.
"Dall'istruttoria è emerso che la gelosia provata dall'uomo
nei confronti di un amico della compagna ha costituito
l'elemento scatenante della furia omicida" ha stabilito la Corte
d'Assise di Brescia aggiungendo però che non si tratta di una
patologia. "Appare necessario, dunque, non confondere i disturbi
cognitivi con le episodiche perdite di autocontrollo sotto la
spinta di impellenti stimoli emotivi; la liberazione
dell'aggressività in situazioni di contingenti crepuscoli della
coscienza con la violenza indotta dalla farneticazione
nosologica" si legge nelle motivazioni.
I giudici hanno riconosciuto le attenuanti generiche
equivalenti alle aggravanti arrivando così alla condanna a 24
anni contro l'ergastolo chiesto dal pubblico ministero. "Ai fini
della concessione delle circostanze attenuanti generiche dovrà
tenersi conto, quanto alla 'intensità del dolo', che Lupi ha
agito in base ad una reazione impulsiva e non invece con
premeditazione, a differenza di quanto sovente accade in
occasione di analoghe uccisioni perpetrate in ambito domestico.
Non è emerso inoltre un quadro di pregresse violenze o di atti
prevaricatori consumati ai danni della compagna". (ANSA).
Uccise la ex davanti ai figli, niente ergastolo ma 24 anni
Giudice, 'reazione emotiva, non premeditazione'