(ANSA) - BOLOGNA, 29 GIU - "È un'emozione molto bella, mi dà
speranza. Il segnale che arriva dalla mia città, Bologna, è che
dalle realtà più piccole, dai comuni, si può partire e sperare;
si partirà dal basso e si arriverà in alto prima o poi".
Prima ha vissuto a Perugia dove ha frequentato la scuola
primaria, le medie e le superiori, poi a Bologna, dove si è
laureata alla triennale e alla magistrale in Scienze
Infermieristiche. Oggi lavora nel pronto soccorso dell'ospedale
Maggiore. Nel capoluogo emiliano ha anche incontrato la passione
per la boxe. Tuttavia Pamela è ancora in attesa della
cittadinanza italiana, richiesta due anni fa: "Sono fiduciosa di
ottenerla presto", dice.
Quella destinata agli studenti minorenni figli di migranti di
Bologna è una "cittadinanza onoraria" ma per Pamela non ha solo
un valore simbolico: "Significa essere riconosciuti come parte
di una comunità. Per un bambino Bologna è come se fosse la sua
nazione - sottolinea - significa dirgli: tu hai un posto dove
potrai sempre tornare e puoi considerarlo casa". Adesso la
speranza per Noutcho Sawa è che il Parlamento riconosca almeno
lo Ius scholae: "Ormai sono grande, ma so cosa si prova. Un
bambino che nasce, cresce e studia qui, non ha bisogno di
aspettare 18 anni per dire e capire di essere italiano, lo è".
(ANSA).
Campionessa senza cittadinanza, "Bologna modello,partire da lì"
"Ius soli onorifico" a originaria Camerun che è anche infermiera