Cronaca

Vaiolo delle scimmie: 714 casi, verifiche su italiano morto a Cuba

Attivato il ministero. Germano Mancini, carabiniere, era sull'isola dal 15 agosto

Redazione Ansa

   E' morto nelle scorse ore il turista italiano che, secondo le autorità locali, era affetto da vaiolo delle scimmie, il primo caso segnalato a Cuba. L'uomo, Germano Mancini, 50 anni, originario di Pescara, era comandante dei carabinieri di Scorzè (Venezia) da un paio di mesi e si trovava sull'isola dal 15 agosto.

    "Il paziente, che si trovava in condizioni critiche instabili dal 18 agosto, è morto la sera del 21 agosto", ha dichiarato il ministero della Salute cubano in un comunicato. Il 50enne italiano era arrivato a Cuba il 15 agosto ed è stato ricoverato in ospedale tre giorni dopo, ha aggiunto il ministero. "Il rapporto dell'autopsia effettuata presso l'Istituto di Medicina Legale conclude che la morte è stata causata da sepsi dovuta a broncopolmonite con germe indeterminato e danni a più organi", si legge.

   Dopo le analisi, il ministero ha escluso altre patologie infettive nel paziente. L'italiano alloggiava in una casa in affitto e aveva visitato diverse località nell'ovest del Paese. Mercoledì ha accusato "sintomi generali" di malessere e, poiché persistevano, giovedì si è recato da un medico. È stato trasportato d'urgenza in ospedale dopo aver subito un arresto cardiaco dal quale si è poi ripreso. Secondo il ministero, le persone che hanno avuto contatti con l'uomo, che sono in isolamento, sono attualmente asintomatiche. 

L'ambasciata italiana a L'Avana, in raccordo con la Farnesina, si sta occupando di dare massima assistenza ai familiari.

"La notizia di ieri del primo decesso tra i casi italiani di vaiolo delle scimmie, un nostro connazionale deceduto a Cuba, non deve allarmare la popolazione. Salvo casi eccezionali, la malattia decorre in modo benigno, senza complicanze gravi, con la guarigione che sopraggiunge dopo 2-3 settimane". Lo afferma il direttore Generale dello Spallanzani, Francesco Vaia.

In una nota, spiega, che "a fronte di oltre 42.000 casi notificati in paesi non-endemici, quindi al di fuori dell'Africa centrale e occidentale, i decessi sono stati solo 5, pari a una letalità di 1,2 su 10.000. La malattia interessa oggi solo dei gruppi di popolazione, e abbiamo un vaccino, che è il vaccino antivaioloso di terza generazione (MVA-BN), che ha una elevata capacità di protezione (almeno 85%) dalla malattia. Allo Spallanzani, Centro di Vaccinazione della Regione Lazio, abbiamo già vaccinato più di 500 persone a rischio di contagio di vaiolo delle scimmie e molti altri verranno vaccinati nelle prossime settimane. Sempre nel nostro Istituto - si afferma - stiamo conducendo studi sulla memoria immunologica delle persone a suo tempo vaccinate contro il vaiolo. I dati preliminari indicano che oltre il 90% delle persone che erano state vaccinate oltre 40 anni fa per il vaiolo, hanno anticorpi che reagiscono con il virus del vaiolo delle scimmie, talora anche in quantità elevata".

Questi dati dimostrano che "il vaccino antivaioloso è in grado di stimolare una risposta immunitaria forte e duratura, anche a distanza di molti anni. Questa risposta nelle persone a rischio per il vaiolo delle scimmie, può essere richiamata facilmente anche con una singola dose di vaccino. Chi non ha ricevuto la vaccinazione in passato, ed ha comportamenti che lo espongono a rischio di contagio, deve invece effettuare due dosi di vaccino, a distanza di 28 giorni". Per Vaia "si conferma che la vaccinazione, in questo caso solo su popolazione a rischio e non sul totale della popolazione, rappresenta ancora una volta uno strumento altamente efficace e di protezione duratura per contrastare questa nuova malattia".

"Bisogna essere cauti sulle cause della morte del luogotenente Mancini, documenti non ce ne sono, anche i familiari e gli stessi Carabinieri non sanno dire ancora nulla di preciso", ha detto Nais Marcon, sindaca di Scorzè (Venezia), il paese dove prestava servizio il carabiniere. Mancini era stato in servizio nella trevigiana a Zero Brnco per un paio d'anni poi, trasferito a Scorzé, ha seguito tutto l'iter professionale fino a diventare da poco, dopo 16 anni, responsabile della locale stazione dei Carabinieri. "Abitava nella vicina Noale con la moglie - riferisce Marcon - ed aveva un figlio 20enne. La notizia ci ha molto colpiti; Mancini era conosciuto non solo per la 'divisa' ma per la sua disponibilità, sempre sorridente, pronto ad accorrere per primo ad ogni chiamata, in particolare era di grande supporto in quelle che sono le problematiche sociali".

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