L'orsa F43 è morta durante la sostituzione del radiocollare, la scorsa notte, in val di Concei, area della val di Ledro tra le più verdi del Trentino.
Sarebbe dovuta essere un'operazione di routine nel monitoraggio dell'animale da parte dei tecnici provinciali che, da luglio dello scorso anno, avevano iniziato a seguirne i movimenti, perché con troppo confidenza verso gli esseri umani. Comportamenti che, a detta degli esperti, avrebbero potuto recare pericoli alle persone e alle loro proprietà, oltre che alla stessa orsa. Dai primi accertamenti dell'equipe veterinaria è emerso che l'animale è deceduto a seguito della posizione assunta nella trappola tubo, nel momento in cui l'anestetico ha fatto effetto. Le manovre di rianimazione si sono purtroppo rivelate inutili, informa la Provincia di Trento.
"La necessità di monitorare in modo intensivo soggetti problematici e di cercare di modificarne il comportamento - sostiene una nota dell'amministrazione provinciale - può comportare incidenti come quello occorso, dati i rischi intrinseci in operazioni delicate, condotte spesso in contesti e condizioni ambientali non facili". Giustificazioni che non persuadono le associazioni di tutela degli animali, pronte ad mettere in campo i propri avvocati e a coinvolgere la Procura per chiarire l'accaduto. "Sarà presentato un esposto - comunica l'Associazione italiana difesa animali e ambiente (Aidaa) - per chiedere l'autopsia sul cadavere e verifiche sulla correttezza delle procedure di cattura". Anche l'Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) chiede sia fatta luce. "Quando avremo in mano la documentazione - spiega il presidente Massimo Comparotto - valuteremo l'opportunità di farla analizzare a un nostro consulente". Al fuoco di fila si unisce pure l'Ente nazionale protezione animali (Enpa). "Abbiamo attivato il nostro ufficio legale - informa la presidente Carla Rocchi - per accertare le responsabilità di questa morte inutile e crudele. F43 non era solo una sigla ma una giovane orsa, nel pieno della propria capacità riproduttiva, che nei suoi quattro anni di vita non aveva mai dimostrato alcuna aggressività verso le persone. Uccisa dall'anestetico durante un'azione presentata come routinaria, era una "sorvegliata speciale", solo perché aveva imparato dove trovare cibo facile, rappresentato dai rifiuti non opportunamente conferiti in bidoni anti-orso, oppure dagli apiari o dai pollai non adeguatamente protetti". Il consigliere provinciale del Patt - e veterinario - Michele Dallapiccola esprime invece solidarietà: "Per noi, la morte di un animale che è comunque un paziente, è un fatto triste".
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