Un Natale senza luci, con alberi e presepi solo nelle case, in quelle dove almeno ci sarà ancora abbastanza voglia di farlo. Niente festoni o luminarie nelle vie. È nel buio e nel freddo che quest'anno ci si prepara a celebrare il Natale in Ucraina. "Quest'anno il nostro Natale sarà molto diverso da quello dello scorso anno ma non è il nostro primo Natale di guerra. Molti nel mondo dimenticano che sono otto anni che le famiglie ucraine vivono questa sofferenza". A parlare è il vescovo cattolico di rito latino di Kiev, monsignor Vitalii Kryvytskyi, dalla sua residenza a pochi metri da Maidan e accanto alla cattedrale di Sant'Alessandro, che ai tempi del regime comunista era stata trasformata in un planetario e, forse un po' per sfregio, nel museo dell'ateismo.
Parla poi del confronto avuto in questi giorni con gli altri vescovi in preparazione proprio delle messe di Natale: "Abbiamo deciso di non parlare di perdono, non è il momento giusto per farlo. A nome di chi dovremmo offrire il perdono, di una donna che è stata stuprata? Di una mamma che ha visto ucciso il figlio al fronte e non sarà per questo alla tavola della festa ? A chi dovremmo dare il nostro perdono: a chi non lo ha mai chiesto?".
Parole dure ma allo stesso tempo piene di realismo perché anche chi crede in Dio e prega, vive da mesi, o più precisamente da anni, sotto attacco. E allora "si potrà cominciare a parlare di perdono, se vogliamo dare valore a questa parola e non farne una caricatura, solo quando sarà finita la guerra", dice con schiettezza il vescovo.
Poi monsignor Vitalii cambia tono e scherzando dice che il Natale in Ucraina dura dal 25 dicembre al 7 gennaio, la prima è la data dei latini, la seconda dei greco-cattolici, ma nelle famiglie di fede mista si approfitta "per fare festa due volte".
Il vescovo, ad un gruppo di giornalisti al seguito di una missione delle ambasciate ucraina e polacca presso la Santa Sede, annuncia poi che il Consiglio panucraino delle chiese, dove sono rappresentati ortodossi, cattolici ma anche ebrei e musulmani, ha chiesto alla Santa Sede un incontro in Vaticano per pregare insieme per la pace. "Speriamo possa tenersi a fine gennaio", aggiunge spiegando che l'organizzazione di questo evento è nelle mani della Nunziatura a Kiev.
Infine anche anche nel palazzo vescovile tutto è stato predisposto per far fronte agli eventuali blackout. "Aspettiamo il generatore", aggiunge il presule. Quaranta di questi veri e propri 'salvavita' invece arriveranno a parrocchie e famiglie della diocesi di Kiev da Jesolo. Il vescovo ausiliare Oleksandr Yazlovetskiy è in questi giorni nella cittadina veneta per benedire il tradizionale presepe di sabbia. Per ringraziarlo è stato deciso di donare alla sua Chiesa questi macchinari ormai indispensabili per superare il buio e il freddo di questi giorni.