Calcio

Ulivieri risponde a Mourinho, 'è vero, siamo fatti di una pasta diversa'

Il presidente dell'Assoallenatori dopo le parole polemiche del tecnico giallorosso, 'Ma io non me ne rallegro'

Redazione Ansa

"Concordo pienamente con le conclusioni di Mourinho: siamo fatti di pasta diversa. Però io non me ne rallegro". Risponde cosi' Renzo Ulivieri, presidente dell'assoallenatori, alle parole polemiche del tecnico della Roma. Mourinho, criticato da Ulivieri per le sue frasi sull'arbitro Chiffi, si era detto ieri, dopo la partita con
l'Inter, felice di essere diverso da chi lo criticava dopo essere stato squalificato per calcioscommesse. "La Caf riconobbe nell'88 che l'illecito era stato commesso a mia insaputa - aggiunge Ulivieri - Evitai di chiedere la grazia che sarebbe arrivata per tutelare la mia dignita'".

"Non posso rispondere direttamente a José Mourinho - e' l'inizio della lunga dichiarazione di Ulivieri - non perché lui non mi ha nominato espressamente, ma perché non è entrato nel merito di quanto da me affermato nel comunicato di tre giorni fa. Queste che seguono, piuttosto, sono considerazioni che mi preme rendere pubbliche per chiarire di nuovo alcune vicende personali".

"Primo: in Italia è ancora rimasta democrazia - dice Ulivieri riferendosi all'ironia di Mourinho sulla sua carica di presidente dell'assoallenatori - infatti per l'incarico di presidente Aiac, ruolo per altro non retribuito, si viene eletti dagli stessi allenatori, e non nominati dall'alto".

"Secondo: - prosegue Ulivieri - per quanto riguarda la squalifica di tre anni, per illecito sportivo, da me subita nel 1986, alla quale si è alluso, riprendo quello che ho ripetuto
decine di volte in passato, documentando quanto segue. A due anni dall'inizio della squalifica, che trascorsi alla ricerca di prove a discarico, la Caf, in una sentenza del giugno 1988, riconosceva, riferendosi a me: "l'illecito consumato in sua assenza e a sua insaputa..."; e ancora "l'Ulivieri passa dalla posizione di protagonista assoluto, callido e pervicace, a quella di malaccorto generico". Questa sentenza - sottolinea il presidente dell'Aiac - presupponeva l'accoglimento di una eventuale richiesta di grazia. Che io però non chiesi, a salvaguardia della mia dignità, perché questo avrebbe significato ammissione di colpa, scegliendo di scontare la squalifica per intero, ripartendo poi dalla serie C".

"Terzo: - aggiunge Ulivieri - in questi giorni tanti amici mi hanno apostrofato: "proprio te che litigavi di continuo con gli arbitri...", facendo riferimento alle mie passate e numerose espulsioni quando ero in panchina. Ripeto qui quello che ho detto a loro: finché si è in campo, siamo alla pari (io mi comporto male, tu mi espelli); quando finisce la partita non siamo più alla pari, perché l'allenatore può parlare e l'arbitro no. Questo non mi pareva giusto allora e non mi pare giusto oggi. Tornando a Mourinho - la conclusione - concordo pienamente con le sue conclusioni: siamo fatti di pasta diversa.Però io non me ne rallegro".

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