Il tragico caso di Voghera, dove una madre ha ucciso il figlio di un anno strangolandolo, richiama alla mente i tanti figlicidi che hanno scosso il Paese. Negli ultimi 23 anni se ne contano 535, con oltre il 50% dei casi per mano delle madri. Dal 2000 al 2013 sono stati 340 i minori uccisi, mentre il 2014 è stato l'anno nero, con 39 figlicidi, seguito dal 2018 con 33. E dal 2020 ad oggi se ne contano già 31.
Da Samuele ad Elena, dalla Valle d'Aosta alla Sicilia, tanti sono gli infanticidi compiuti dalle mamme delle vittime, collegati spesso da problemi di salute mentale o relazionale. Il caso che sconvolse l'Italia fu quello di Cogne, dove nel gennaio 2002 il corpo senza vita di Samuele Lorenzi, di 3 anni, venne trovato con profonde ferite alla testa nel letto dei genitori.
La madre, Annamaria Franzoni, chiamò i soccorsi e chiese aiuto ai vicini. L'arma del delitto, forse una roncola, non fu mai trovata. Nonostante la condanna definitiva, Franzoni ha sempre negato l'infanticidio.
Nel maggio 2002 a Valfurva, Loretta Zen uccise la piccola Vittoria, di 8 mesi, dopo averla messa nel cestello della lavatrice e attivato il lavaggio. Fu il padre, una volta rientrato a casa con l'altra figlia di 11 anni, a scoprirlo. A Vieste, in provincia di Foggia, nel luglio 2004 Giuseppina Di Bitonto soffocò i figli, di 2 e 4 anni, tappando loro la bocca con del nastro adesivo. Poi si suicidò nello stesso modo.
Un bimbo di cinque anni a Casatenovo, in provincia di Lecco, nel 2005 annegò nella vasca per il bagnetto, a casa sua. La madre, Mery Patrizio, raccontò che dei ladri erano entrati in casa aggredendola e il figlio Mirko, rimasto solo, era scivolato nell'acqua. Due settimane dopo confessò il delitto. Nello stesso anno Christine Rainer, 39 anni, uccise a coltellate il figlioletto di 4 anni tentando poi il suicidio. Il 20 luglio 2009, Marcella Sardeni, 35 anni, ammazzò il figlio di 4 anni strangolandolo con il filo di un caricabatteria.
Nell'agosto 2011 a Feniglia, nel Grossetano, una 45enne uccise il figlio di 16 mesi lanciandolo in mare durante una gita in pedalò. Inizialmente si pensò ad un incidente e solo in seguito nel suo pc gli inquirenti scoprirono che la donna aveva digitato continuamente le parole 'infanticidio' o 'come uccidere un bambino'.
Nel 2013, a Carovigno, in provincia di Brindisi, la 32enne Francesca Sbano avvelenò la figlia di tre anni facendole bere del diserbante e poi si suicidò lanciandosi nel vuoto dal suo appartamento.
Uno dei casi più recenti risale, invece, al 2014, quando a Santa Croce Camerina, nel Ragusano, Loris Stival - 8 anni - venne trovato cadavere in un canalone, a 4 chilometri dalla scuola che frequentava. La madre Veronica Panarello ne aveva denunciato la scomparsa alcune ore prima. Condannata all'ergastolo, dopo una serie di false accuse lanciate anche nei confronti del suocero, Panarello - che aveva strangolato la piccola vittima con delle fascette di plastica - ammise il delitto solo diverso tempo dopo. Oggi nel Pavese l'ennesimo infanticidio, proprio mentre in Parlamento di discute del disegno di legge sulla tutela delle vittime di violenza domestica e di genere.