Per le donne sì, ma non nelle stesse piazze. Israeliane e palestinesi domani a Roma non saranno insieme nella giornata internazionale contro la violenza di genere. Una lotta trasversale ma che in questo caso si inserisce in un contesto più ampio e complicato. E se le palestinesi saranno al corteo di 'Non una di meno', le donne israeliane ricorderanno al Ghetto le vittime al femminile "stuprate, torturate e uccise" il 7 ottobre da Hamas.
"C'è tutto un mondo che a parole si schiera e si mobilita a favore dei diritti civili, ma tace e volge lo sguardo dall'altra parte rispetto a stupri e torture, sulle donne ebree aggredite, massacrate ed esposte pubblicamente dai terroristi di Hamas", ha ricordato all'ANSA il presidente della Comunità Ebraica di Roma, Victor Fadlun. Ed è dall'Unione delle Comunità ebraiche italiane che arriva poi l'appello a "movimentarsi unite senza distinzioni di orientamento politico, fede religiosa, nazionalità affinché vi sia una rappresentazione veritiera della violenza subita".
"Lottare assieme", ha aggiunto la Comunità ricordando "tutte coloro che il 7 ottobre" sono state "violentate e stuprate in quanto donne, in quanto israeliane, in quanto ebree". Per questo finito shabbat la Comunità si raccoglierà attorno ad una videoinstallazione, "Il silenzio è complice", "per ricordare le donne, comprese le bambine e le anziane, violentate, torturate e bruciate vive dai terroristi di Hamas. Per ribadire il "no" alla violenza contro il genere femminile. Ovunque".
Per le giovani palestinesi, però, il punto non è lottare separate o unite ma "condannare il regime di apartheid". "Ben venga sfilare con un'ebrea contro l'occupazione. Il movimento dei palestinesi non è contro gli ebrei ma non si può condannare il femminicidio e poi sostenere un regime di oppressione", afferma Maya Issa, presidente del movimento dei giovani palestinesi. E addebita "la cultura patriarcale e maschilista in Palestina all'insediarsi di una cultura islamica, certo, ma come risposta all'occupazione". Anche per questo domani le palestinesi saranno alla manifestazione dove, per Maya, è "doveroso" esserci.
Dal canto suo, Non una di meno, che nella sua piattaforma ha a parola d'ordine "Palestina libera", ha ribadito che "la nostra piazza è apolitica e aperta a tutte e a tutti quelli che lottano con noi contro il patriarcato e la violenza": "Siamo contro il genocidio di uno stato colonialista nei confronti di Gaza, dei palestinesi, non contro le donne israeliane".