L'esercito israeliano è arrivato nella parrocchia cattolica di Gaza. Il complesso è stato circondato e la gente non può più muoversi nel compound.
"Non possiamo non esprimere che non riusciamo a comprendere come un simile attacco possa essere compiuto, tanto più mentre tutta la Chiesa si prepara al Natale", afferma in una nota il Patriarcato latino di Gerusalemme che riferisce nei dettagli l'attacco dell'esercito israeliano. "Non era stato dato nessun avvertimento", chiarisce il Patriarcato guidato dal cardinale italiano Pierbattista Pizzaballa.
Tutto era cominciato ieri sera quando da un tank israeliano, riferiscono fonti del Patriarcato, era partito un razzo contro la casa delle suore di Madre Teresa che si prendono cura di 54 tra bambini e adulti gravemente disabili. Era stato distrutto il generatore, che è andato a fuoco e ha creato gravi danni.
Distrutti anche i pannelli solari che sono vitali in un luogo in cui non c'è energia elettrica. Con grande concitazione nella notte i bambini sono stati spostati in chiesa ma dall'ora di pranzo di oggi, nessuno è più al sicuro. Le notizie arrivano frammentarie e concitate da fonti locali. Le connessioni vanno e vengono. Non c'è luce e neanche acqua. Per la parrocchia sono le ore più drammatiche, perché finora il conflitto lo avevano solo sentito nello scoppio delle bombe fuori dal muro di cinta. Ora la guerra è entrata in chiesa.
"Sono momenti di panico nella parrocchia, stanno attaccando il complesso e la paura, soprattutto tra i bambini e gli anziani, è incredibile. Tutti sono a terra per paura di essere colpiti", riferiscono all'ANSA. Secondo le stesse fonti i cecchini sparano a chiunque si muova all'interno della parrocchia, un compound di diversi edifici. Le due donne uccise si erano spostate dalla chiesa per raggiungere i bagni. L'anziana era da tutti chiamata "Umm Emad", mamma Emad: si chiamava in realtà Nadha Khalil Pauls Anton e sua figlia Samar Kamal Anton.
La notte scorsa un colpo sparato da un carro armato aveva provocato il ferimento alle gambe di una donna e due altre persone erano state colpite lievemente. La parrocchia latina della Sacra Famiglia è l'unica parrocchia cattolica della Striscia. I fedeli normalmente erano circa 150 ma dallo scoppio della guerra, il 7 ottobre, la parrocchia accoglie circa sei-settecento persone anche perché le strutture di altre chiese cristiane erano già state attaccate e in alcuni casi distrutte.
E' la parrocchia che quotidianamente riceve la telefonata di Papa Francesco, che ogni giorno vuole essere informato sulla situazione. A parlare con il Pontefice è normalmente suor Nabila Saleh. A reggere la parrocchia in questo contesto così difficile è il vice parroco Jusuf Asad, dal momento che il parroco, l'argentino padre Gabriel Romanelli, il 7 ottobre era fuori Gaza per acquistare delle medicine e non vi ha potuto più fare ritorno.
Il Patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, si sarebbe subito attivato con le autorità israeliane che comunque non hanno fermato l'operazione. In questi due mesi, nonostante qualche avvertimento in passato (ma non nelle ultime ore) da parte dell'esercito israeliano, che considera la zona della parrocchia un obiettivo militare, di fatto la Sacra Famiglia è rimasta una sorta di zona franca. Era stata uccisa solo una anziana cristiana che era uscita per andare a vedere in quali condizioni fosse la sua casa. Secondo le informazioni trapelate, l'operazione israeliana sarebbe stata motivata dalla presunta presenza di un lanciamissili nel complesso.
Attaccata la parrocchia di Gaza, uccise due donne
Diversi feriti tra i fedeli che ogni giorno parlano con il Papa