"A dicembre i contatti al 1522, il numero nazionale antiviolenza e antistalking, sono triplicati: ne abbiamo avuti 5.000 a ottobre, 9.000 a novembre e 13.000 a dicembre. Bisogna promuovere questo numero tutto l'anno e non solo il 25 novembre". Così Elisa Ercoli, presidente di Differenza Donna, l'associazione che gestisce il numero contro la violenza sulle donne, in audizione alla commissione Femminicidio alla Camera.
"Assistiamo a un cambio di mentalità e a un aumento di richieste al 1522, di sostegno e di aiuto effettuati non solo da donne vittime di violenza ma anche da familiari preoccupati dalle relazioni delle loro figlie, soprattutto dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin. Siamo però preoccupati per i tempi di accesso ai fondi antiviolenza, seppure in aumento. Devono essere garantiti tempi e spazi alle vittime, come le case-rifugio. Per proteggere le donne abbiamo bisogno che al rete di sostegno sia davvero diffusa e che gli ambiti giudiziari abbiano bisogno di una magistratura dedicata", ha aggiunto Elisa Ercoli.
"Lavoriamo da 15 anni in 23 comuni del Veneto e quest'anno le richieste di donne che subiscono violenza sono duplicate, soprattutto dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin. Lo scorso anno abbiamo accolto 214 donne, quest'anno 241. Le donne che si rivolgono a noi hanno un'età dai 18 agli 80 anni. Chiediamo che le istituzioni ci aiutino economicamente", ha detto alla Camera Mariapia Mainardi, dell'associazione Questacittà Odv-Centro Antiviolenza Spazio Donna.
Codice Rosa, il pronto soccorso sappia rispondere alle vittime"Codice Rosa nasce nel 2009 nella Asl di Grosseto e si è esteso a tutta la regione e ad oggi sono stati attivate 28mila richieste di aiuto. Ogni pronto soccorso deve essere in grado di rispondere in modo adeguato a ogni donna vittima di violenza così come si risponde a un caso di infarto", ha fatto sapere Vittoria Doretti, medico specializzata in cardiologia, anestesia e rianimazione, direttrice Area Dipartimentale Azienda Usl Toscana e Sudest e responsabile Rete regionale Codice rosa.
"La formazione va estesa nella sanità e dobbiamo dire con forza che questo non è un tema di serie B. In ogni pronto soccorso ci deve essere una stanza rosa. Il costo è bassissimo, è solo un fatto culturale", ha concluso.
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