Rivendica con orgoglio che durante il suo dicastero nessun migrante morì in mare e che gli sbarchi diminuirono del 90%. Ribadisce di aver solo difeso la sicurezza nazionale. Torna a ripetere che la linea da lui tenuta sull'immigrazione era condivisa da tutto il Governo. Almeno finché la maggioranza ha tenuto.
Sale sul banco degli imputati Matteo Salvini, sotto processo a Palermo per sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio per aver negato lo sbarco a 147 migranti soccorsi in mare, ad agosto del 2019, dalla nave della ong spagnola Open Arms.
L'imbarcazione restò per giorni davanti a Lampedusa con i profughi a bordo e la situazione, in totale stallo, venne sbloccata solo dall'ordine di sbarco dato dalla Procura di Agrigento.
"La politica del Governo era di contrasto al traffico degli esseri umani e di coinvolgimento dell' Europa", ha detto Salvini nel corso di lunghissime dichiarazioni spontanee rese davanti al tribunale di Palermo, che per queste sue dichiarazioni ha ricevuto il sostegno anche della leader dell'estrema destra francese Marine Le Pen.
Il leader della Lega, che all'epoca dei fatti dirigeva il Viminale, è tornato più volte sulla totale concordia da parte della maggioranza sulla gestione dei fenomeni migratori "che prevedeva - ha detto - il coinvolgimento delle istituzioni europee e che ebbe inizio con la vicenda della nave Aquarius e proseguì con la Diciotti nell'accordo di tutti i colleghi di Governo". Tutte le scelte fatte erano condivise dall'esecutivo, insomma. Fino a quando, dopo la mozione di sfiducia presentata dalla Lega contro il primo esecutivo Conte, la sorte del Governo fu segnata e il M5s cambiò atteggiamento. "Conte aveva fino ad allora condiviso tutte le scelte", ha spiegato ribadendo che l'autorizzazione a procedere nei suoi confronti votata dal Movimento dipese solo da motivi politici. "In tutte le centinaia di episodi precedenti - ha spiegato Salvini - ci sentivamo al telefono per le varie questioni. Con Open Arms, invece, Conte iniziò un carteggio. Il 14 agosto per la prima volta mi scrisse riferendosi ai minorenni a bordo e invitandomi a prendere le decisioni conseguenti".
Al procuratore aggiunto Marzia Sabella che ha chiesto all'imputato su cosa si fondassero i timori del Governo per la sicurezza pubblica, spesso invocata da Salvini, nel caso Open Arms, il ministro ha risposto: "non avevamo informazioni sulla presenza di terroristi a bordo, ma ricordo che avemmo un sospetto legato all'immigrazione clandestina perché sul comandante della nave, Marc Creus, pendeva una richiesta di rinvio a giudizio".
"Quando seppe che Creus era indagato per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina? ", ha chiesto a Salvini la procuratrice aggiunta Marzia Sabella.
"Immagino che me l'abbia detto il capo di gabinetto Piantedosi prima della sua richiesta di ingresso in acque nazionali", ha risposto Salvini che ha poi, però, sostenuto che lo stato di indagato del comandante non era ostativo al rilascio del porto sicuro alla Open Arms. Successivamente comunque per Creus è stato dichiarato il non luogo a procedere.
Il leader leghista, rispondendo alle domande delle parti civili, ha sostenuto inoltre di non aver mai ricevuto comunicazioni su emergenze sanitarie a bordo. "C'erano migranti che si buttavano in mare esasperati", gli ha detto il presidente del tribunale. "Non era la prima volte che accadeva", ha risposto il ministro che ha più volte sostenuto che l'assegnazione del porto sicuro alla nave della ong sarebbe comunque stata data, indipendentemente dalla mossa della Procura di Agrigento, perchè era stato raggiunto l'accordo in Europa sulla redistribuzione dei profughi.
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