Per chi ha vissuto l'orrore dei campi di sterminio e della deportazione il Giorno della Memoria è 365 giorno l'anno. È questo il messaggio che la senatrice a vita e testimone della Shoah Liliana Segre ha portato arrivando all'Università Statale di Milano dove le è stata conferita la laurea honoris causa in Scienze storiche, per avere offerto alla ricerca la sua straordinaria testimonianza e avere raccontato per anni l'indicibile ai più giovani. "Io non sono adatta a parlare del 27 gennaio perché chi ha passato quello che ho passato io non aspetta quella data per ricordarsi - ha detto la senatrice -. E tutti i giorni possono essere uguali o diversi ma quel luogo non si dimentica mai". È un Giorno della Memoria segnato dalle polemiche e dagli scontri ideologici per il conflitto tra Israele e Palestina. Tempi in cui torna la parola antisemitismo, quello che la stessa Liliana Segre ha vissuto quando era una ragazzina di 13 anni ed è stata deportata con il padre ad Auschwitz dal Binario 21 della stazione Centrale di Milano, di fronte all'indifferenza.
"Viviamo un tempo al di fuori di queste mura in cui di ottimismo mi è difficile parlare - ha ammesso -. C'è qualche cosa di già sentito, di già sofferto. Io ho delle amiche che mi dicono 'in questo momento di recrudescenza dell'antisemitismo stai a casa'". E poi la stessa domanda, che si faceva da bambina, quando era stata cacciata dalla scuola in quanto ebrea, "perché"? Oggi come ieri, un perché che torna. Fuori dalla Statale è andata in scena la protesta dei centri sociali e dei collettivi per dire "basta con l'olocausto sionista contro il popolo palestinese". E nella lectio magistralis in cui ha dialogato con Enrico Mentana Liliana Segre ha parlato del conflitto scoppiato il 7 ottobre e dei tanti bambini vittime dell'odio degli adulti "che mi trovano come una nonna disperata". "Io sono una donna di pace e mi ha fatto sempre soffrire l'odio tra le parti, la vendetta che non concepisco - ha spiegato -. La notte è la notte dei tempi, nell'indifferenza generale". Sempre quella indifferenza contro cui lei si è battuta e ancora si batte, e che ha voluto scritta a caratteri cubitali all'ingresso del Memoriale della Shoah di Milano.
L'indifferenza che ha fatto sì che, anche se tanti le hanno chiesto scusa personalmente, nessuno lo abbia fatto in modo ufficiale. "Non ho visto e incontrato nella mia lunga vita uno che abbia detto 'io ero uno di quelli che ti spingeva nel vagone a calci e pugni'", ha raccontato. Ora il timore è che, come ha ripetuto tante volte la senatrice, quando non ci saranno più i testimoni, dell'orrore ci saranno solo poche righe sui libri di storia. "Stia tranquilla, senatrice Segre: gli storici sono da sempre i nemici più efficaci dell'Oblio - le ha ricordato nella sua laudatio Marco Cuzzi docente di Storia contemporanea alla Statale -. Noi storici, e quindi da oggi anche lei cara senatrice, non temiamo l'oblio".