Si è concluso all'anfiteatro Martesana e senza particolari momenti di tensione il corteo pro Palestina di Milano a cui hanno partecipato circa duemila persone. Tra i manifestanti sventolavano anche bandiere dello Yemen, della Tunisia e del Sudafrica, con cartelli in solidarietà ai "120 giornalisti uccisi" durante il conflitto.
"La comunità ebraixa non può dire di non fare una manifestazione per la Palestina, questo è sbagliato. In tutti i Paesi ci sono state manifestazioni": Khader Tamimi, presidente della comunità palestinese della Lombardia, al corteo pro Gaza a Milano vede comunque un lato positivo, ovvero che "alla fine ci abbiamo guadagnato, invece di fare un giorno di manifestazioni ne abbiamo fatti due". "Non tutto il male viene per nuocere - ha aggiunto -. Ieri abbiamo rispettato l'ordine della sicurezza, del ministero, della prefettura e della questura e abbiamo fatto una conferenza stampa per spiegare le nostre motivazioni. E comunque tra noi non c'è nessuno antisemita". Ad ogni modo la decisione di rinviare il corteo è arrivata in maniera "storta" perché "non era il primo sabato che uscivamo, manifestiamo da tre mesi - ha ricordato - non ci siamo svegliati la mattina del 27 gennaio per fare una manifestazione". "La memoria serve per prevenire altri massacri e siamo stati vicino a tutti, ebrei, rom, zingari e operai italiani deportati, durante la seconda guerra mondiale. Noi siamo orgogliosi di aver aperto le nostre porte per aiutarli e dargli una mano. La comunità ebraica non sa o non vuole sapere quello che abbiamo fatto durante la seconda guerra mondiale. Noi non siamo razzisti e abbiamo sempre rispettato tutte le persone a prescindere da ideologie e religioni" ha aggiunto. Dal furgoncino che guida il corteo una ragazza ha urlato: "Al nostro governo fa paura la parola intifada. Intifada è la rivolta del popolo, intifada siamo tutti noi". I manifestanti hanno risposto col coro 'Intifada' e cantando 'Bella ciao'.
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