Una donna di 55 anni, con un impiego in ambito scientifico a Torino, si è rivolta a un'associazione in Svizzera per il suicidio assistito ed è morta lo scorso 12 ottobre. I familiari non sono stati coinvolti, tranne per il fatto che un'ora prima della morte, il suo avvocato ha ricevuto un sms da un numero anonimo, con le ultime volontà: "Per favore, vai a casa, stacca le utenze, regala i miei vestiti in beneficenza e affida a mio marito l'urna con le ceneri di nostro figlio".
A quanto si legge sul giornale "già a luglio - ricostruisce il marito, imprenditore che risiede in Canada per lavoro - mia cognata aveva scoperto che Marta stava andando in una clinica svizzera nella quale si pratica il suicidio assistito. Abbiamo raggiunto Marta - aggiunge - e l'abbiamo fatta ragionare. Ci aveva tranquillizzati, assicurandoci di avere accantonato l'idea". La clinica, viene riportato, è a Basilea e il marito e la sorella di lei avevano cercato invano di contattarli per spiegare che nel gennaio del 2023 era morto il figlio adolescente per una malattia degenerativa, quindi la donna era seguita da uno psichiatra.
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