(ANSA) - BOLOGNA, 29 GEN - La guardia di finanza di Bologna,
coordinata dalla Procura, ha individuato un sistema fraudolento
che ha consentito, a oltre 300 studenti stranieri delle
Università dell'Emilia-Romagna, di ottenere l'indebita
assegnazione di borse di studio per un importo complessivo di
circa un milione di euro, in parte finanziate con risorse del
Pnrr. Il sistema, ideato da cinque cittadini asiatici, di cui
tre ex studenti dell'ateneo bolognese, prevedeva la
falsificazione dei documenti che i connazionali appena iscritti
ai corsi universitari dovevano allegare alle istanze per
ottenere il sussidio economico da Er.
In alcune circostanze è stata riscontrata la contraffazione
delle attestazioni consolari relative alla certificazione dei
redditi dei rispettivi nuclei familiari nel Paese d'origine (le
cosiddette attestazioni Isee estere), in quanto disconosciute
dallo stesso Consolato riportato nei documenti. Tuttavia, nella
maggior parte dei casi sono stati rinvenuti falsi contratti di
affitto, ovvero l'inserimento dei nominativi degli studenti in
atti di locazione già stipulati da ignari affittuari, per
simulare, nei confronti dell'Ente erogatore, il sostenimento
dell'affitto.
Dai controlli svolti sono stati individuati alcuni monolocali
di pochi metri quadrati nei quali, dai contratti d'affitto
contraffatti, risultavano convivere oltre dieci studenti quando
in realtà gli stessi venivano ospitati da amici. Gli ideatori
intascavano per ogni pratica dai 300 ai 600 euro. Le indagini
hanno messo in luce anche il ruolo di un'agenzia immobiliare
presumibilmente compiacente.
Gli accertamenti sono scattati dopo le segnalazioni di Er.go
a seguito dei controlli a campione, sugli anni dal 2018 al 2021,
svolti dallo stesso ente sulle tante domande, circa 25mila,
inoltrate per l'ottenere una borsa di studio. È stato così
possibile bloccare l'erogazione di finanziamenti per quasi
400mila euro e ottenere la restituzione, a oggi, di oltre
200mila euro. (ANSA).
Truffe sulle borse di studio in E-R per un milione di euro
Oltre 300 studenti universitari le avevano avute illecitamente