"Il tribunale ungherese ha già respinto tre volte le nostre richieste di domiciliari in Italia, è ovvio che dobbiamo avere qualcosa di nuovo prima di presentare una quarta istanza": parte da questo punto il ragionamento di Eugenio Losco, uno dei legali italiani di Ilaria Salis che da un anno è detenuta in un carcere a Budapest. E quel "qualcosa di nuovo" dovrebbe arrivare dalle istituzioni italiane, alle quali il legale torna ad appellarsi per sbloccare la situazione della 39enne monzese, accusata di aver aggredito due militanti neo nazisti in Ungheria l'11 febbraio del 2023. Prima, però, l'avvocato Losco vuole chiarire che "nessuno ha mai parlato di estradizione e nessuno l'ha mai chiesta: Ilaria è pronta ad affrontare il processo in Ungheria, ma noi chiediamo che possa scontare in Italia una misura cautelare alternativa al carcere. Non abbiamo mai chiesto i domiciliari in Ungheria - aggiunge - perché non ha nessun contatto là e perché vogliamo che li sconti in Italia in base a quanto previsto dalla decisione quadro 2009/829 del Consiglio dell'Unione europea. Ma per ottenere questo risultato, le autorità governative italiane devono dare rassicurazioni a quelle ungheresi".
Dopo che verrà presentata la nuova richiesta per avere i domiciliari in Italia, il Tribunale ungherese chiederà rassicurazioni all'Italia che la misura cautelare venga regolarmente eseguita e, solo dopo aver ricevuto garanzie sufficienti, potrebbe modificare l'attuale detenzione in carcere alla quale è sottoposta Salis: "Sono queste rassicurazioni che le autorità italiane potrebbero già anticipare - prosegue Losco -. Finora le nostre istanze sono state rigettate nel merito per il pericolo di fuga, ma possono essere fornite rassicurazioni che la misura cautelare si può fare in Italia evitando il pericolo di fuga con il braccialetto elettronico".
"Gli accordi dicono che qualora ottenesse i domiciliari in Ungheria potrebbe venire in Italia ai domiciliari. La richiesta non è ancora stata fatta dagli avvocati di Salis", ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, ospite di Restart su Rai3 ma, secondo l'avvocato Losco, la decisione quadro 2009/829 prevede che i cittadini europei possano scontare misure alternative al carcere nel loro Paese di residenza: "Il ministro Tajani - prosegue il legale - dà un'interpretazione restrittiva della decisione quadro mentre noi siamo convinti che uno dei principi che l'hanno ispirata sia quello di evitare il rischio che una persona sconti una misura cautelare non nel suo Paese d'origine". Che è proprio quello riportato al punto 5 della decisione quadro: "Per quanto concerne la detenzione di persone sottoposte a procedimento penale esiste il rischio che ci sia una disparità di trattamento tra coloro che risiedono e coloro che non risiedono nello Stato del processo: la persona non residente nello Stato del processo corre il rischio di essere posta in custodia cautelare in attesa di processo, laddove un residente non lo sarebbe".
Leggi l'articolo completo su ANSA.it