"Le hanno finalmente permesso di vedere i video che rappresenterebbero l'accusa, un hard disk da 10 terabyte che vanno visti tutti perché non si sa l'accusa a quale spezzone voglia far riferimento. Fino ad ora li aveva ma non le era stato concesso di visionarli, giusto per inquadrare lo scenario nel quale si svolge questo processo". Lo ha detto Roberto Salis, padre di Ilaria, l'insegnante lombarda di 39 anni a processo in Ungheria per il presunto pestaggio di un militante neonazista, durante un'intervista tv a Sky.
"L'ipotesi terrorismo non c'è mai stata - ha precisato Salis parlando delle accuse mosse a Ilaria dagli inquirenti di Budapest - mia figlia è accusata di appartenenza ad un'organizzazione criminale. Negli atti del processo ci sono 800 pagine di un processo in Germania su un'organizzazione, nel quale non compare mai il nome di mia figlia, perciò non si capisce - conclude Salis - perché mia figlia sia stata coinvolta".
Ilaria Salis che spalanca una gabbia da uccelli e ne esce con il pugno chiuso alzato, in compagnia di alcune colombe bianche e arcobaleno: è il murale realizzato dall'artista Cristina Donati Meyer in via Disciplini, vicino al consolato generale di Ungheria, a Milano, per chiedere la liberazione dell'attivista, a un anno dal suo arresto a Budapest.
Il Garante ungherese prende in carico il caso
L'omologo ungherese del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà (GNPL) cioè il Commissario per i diritti fondamentali, su sollecitazione dello stesso GNPL - che nei giorni scorsi gli aveva scritto a proposito delle condizioni di detenzione di Ilaria Salis chiedendo di monitorare con attenzione la sua situazione presente e futura - ha rassicurato il nostro Organismo di garanzia sull'ufficiale presa in carico del caso. Lo rende noto il Garante nazionale italiano.
L'ambasciatore ungherese, 'Dai media italiani distorsioni sul caso' L'ambasciatore ungherese a Roma Adam Kovacs, in una lunga lettera pubblicata sul canale Facebook dell'ambasciata, lamenta "una rappresentazione particolarmente distorta e sproporzionata" che "una parte significativa" dei media italiani ha dato del caso Salis, "soprattutto nella valutazione del sistema giudiziario ungherese, tale da far sorgere il dubbio che i commenti editoriali siano stati mossi esclusivamente da considerazioni politiche, oltre che
ideologiche, dirette a mettere in cattiva luce le relazioni italo-ungheresi".